Ipotesi stadio del Milan in città "Non c’è bisogno di costruirne altri con tutti quelli che ci sono già"

San Donato Milanese, in attesa di un eventuale progetto di pre-fattibilità da parte della società rossonera il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli sposa la causa di chi si oppone all’erosione di suolo.

Ipotesi stadio del Milan in città  "Non c’è bisogno di costruirne altri  con tutti quelli che ci sono già"

Ipotesi stadio del Milan in città "Non c’è bisogno di costruirne altri con tutti quelli che ci sono già"

di Alessandra Zanardi

Con l’opzione La Maura sempre più traballante, potrebbe riprendere slancio l’ipotesi di costruire il nuovo stadio del Milan a San Donato, in località San Francesco. Mentre si aspetta che la società rossonera sottoponga al Comune un eventuale piano di pre-fattibilità dell’impianto, il tema tornerà sotto i riflettori il 6 giugno, nell’ambito dell’incontro Stadio sì, stadio no: quale impatto sulla città di San Donato? organizzato alle 21 nella sala consiliare del Municipio dalle associazioni GreenSando e Wwf, che fin da subito hanno espresso contrarietà al progetto. Intanto, a sposare idealmente la causa degli ambientalisti è il noto climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, che mette in guardia dai rischi legati al continuo consumo di suolo. "Perché costruire uno stadio, quando ne esistono già? Dove sta l’indispensabilità?", si chiede il professore, che è stato anche consigliere scientifico dell’Ispra (Istituto superiore di protezione ambientale). Proprio i dati Ispra attestano che, nel Sud-Est Milanese, Melegnano è maglia nera per il consumo di suolo, col 47,3% di territorio urbanizzato. Segue San Donato col 35,9%. "Come dire: in quella zona abbiamo già dato", osserva l’esperto. Che prosegue: "Esiste un legame molto stretto tra l’erosione di suolo e i cambiamenti climatici: terreni privi di vegetazione non hanno più la possibilità di fissare l’anidride carbonica, produrre cibo e assorbire acqua. Un fatto, quest’ultimo, che può favorire fenomeni estremi, come le alluvioni. Inoltre, se si pensa che gli ambienti con vegetazione sono in grado di abbassare la temperatura urbana dai 2 ai 4 gradi, si capisce come, con la cementificazione, venga meno la funzione di mitigazione dai picchi di calore estivo". Mercalli ha più volte lanciato l’allerta perché, se la situazione è critica, "si può almeno cercare di scongiurare un danno maggiore a favore di uno minore. In attesa di una legge nazionale sul consumo di suolo, che giace in Parlamento dal 2012, le istituzioni locali possono fare molto, attraverso i piani del territorio, per fermare l’escalation. Non si può pensare solo al qui e ora, serve una visione più ampia. La strada è quella della riconversione di aree ed edifici dismessi. È assurdo consumare nuove porzioni di suolo quando ne esistono di inutilizzate". Alla serata parteciperanno i docenti del Politecnico Paolo Pileri e Arianna Azzellino.

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