MARIANNA VAZZANA
Cronaca

"Io, vittima di omocodia. Due mesi per il vaccino"

L'assurda vicenda di un milanese alle prese da 15 anni con la burocrazia. Tutta colpa del codice fiscale

Andrea Rossotti, 52enne milanese, ha problemi con il suo codice fiscale

Milano - "Il mio problema nasce dall’omocodia. Non è né una malattia, né una bestemmia". Indica un caso in cui due o più persone presentano lo stesso codice fiscale. Il rimedio è una "correzione" dell’Agenzia delle Entrate. Ma la strada, poi, non è in discesa. Ci sarebbe da ridere, se il signor Andrea Rossotti, milanese di 52 anni, non fosse costretto a scontrarsi da più di 15 anni con schermate digitali che non riconoscono il suo codice fiscale-bis. "E sono dolori, soprattutto per le pratiche più importanti", racconta al Giorno.

L’ultima che gli è capitata? "Sono un professore di liceo e per prenotare il vaccino anti Covid ho impiegato più di due mesi". Il motivo è semplice: "Certi software sono rigidi. Quando il mio codice fiscale è stato cambiato, e ormai sono passati oltre 15 anni, nella parte finale sono stati inseriti due numeri e due lettere anziché tre numeri e una lettera, come avviene normalmente. Di conseguenza, certi sistemi informatici non lo riconoscono come “corretto’’ e non mi fanno procedere. Quindi devo telefonare, spiegare, mandare documenti. I tempi si allungano. A rimetterci sono tutti gli ‘omocodi’ d’Italia".

Da una stima degli scorsi anni, oltre 30mila persone. I codici fiscali sono il risultato di un calcolo automatico e rappresentano per l’erario "l’identificazione" dei singoli cittadini. Non ce ne può essere uno uguale all’altro. Ma si generano casi di omocodia se due persone con lo stesso nome, o con nomi simili, nascono nello stesso giorno e nella stessa città. Si può porre rimedio solo accorgendosene, e di solito avviene quando in qualche procedimento emerge un "gemello fiscale". "Io sono stato contattato dall’Agenzia delle Entrate, la quale mi ha informato della necessità di dover cambiare codice quando è saltato fuori questo “gemello’’ con un nome quasi uguale al mio. Non ho idea di chi sia", evidenzia Rossotti. Ma con il cambio di codice sono iniziati i guai.

"Per stipulare un abbonamento telefonico ho dovuto fare una causa. Ho penato anche per accedere allo Spid, il sistema di accesso con identità digitale ai servizi on line della pubblica amministrazione. E ad iscrivere mia figlia all’asilo, 7 anni fa, ci ha dovuto pensare mia moglie. Rinnovare la patente, poi, è stata un’impresa: ho dovuto mandare una raccomandata al Ministero dei Trasporti con tutta la documentazione e un bonifico di 10 euro. Con la digitalizzazione sono cresciuti i problemi, perché prima compilavo a mano. Il paradosso è che il codice non viene riconosciuto neppure da alcune piattaforme pubbliche, nonostante mi sia stato fornito dallo Stato".

L’auspicio? "Che le correzioni vengano fatte “a monte’’, cioè alla nascita. Soprattutto, che si intervenga sui software, in modo che riconoscano anche i codici diversi dagli altri. Mi piacerebbe incontrare altre vittime di ‘omocodia’ e fare squadra".