FRANCESCA GRILLO
Cronaca

"Io, liutaio per passione". Il violino, la musica, il restauro i grandi amori di Filippo

L’incontro con Villano, 25 anni, nel laboratorio in cui lavora fra suoni, storie e l’odore del legno "A 8 anni ho iniziato a suonare all’Accademia, poi il colpo di fulmine per la falegnameria".

Nel suo laboratorio si vive una liturgia arcaica, fatta di odori legnosi, di corde tese e di suoni evocativi. Filippo Villano ha 25 anni e fa il liutaio. Un mestiere antichissimo che porta avanti spinto dall’amore per il legno, per la musica e "per le storie. Perché ogni strumento ha una storia da raccontare e un’altra, quella che viene dopo il restauro, che merita di essere scritta", sorride mentre muove le mani tra le corde dei suoi strumenti.

Come è iniziata la sua passione per questo mestiere?

"A 8 anni ho cominciato a suonare il violino frequentando la scuola di musica all’Accademia Ambrosiana per 14 anni, esibendomi anche con l’International Musical Friendship, un’orchestra internazionale in cui ho fatto tanta esperienza e ho capito come la musica possa essere un linguaggio universale. Poi ho unito la passione con la musica con quella per la falegnameria".

Che scuola ha frequentato per diventare liutaio?

"Una scuola professionale di falegnameria e design. Qui sono rimasto affascinato dal mondo della manifattura, ma realizzare le cose a macchina mi stava stretto: ho capito che avevo bisogno di qualcosa di diverso per realizzarmi".

Chi l’ha aiutato nel suo percorso?

"Un mio insegnante alla scuola professionale un giorno mi ha detto: cosa ti piacerebbe fare? In quel momento non ho saputo rispondere. Poi ho visto il mio violino sul tavolo. Al prof ho detto: voglio costruire un violino. Il mio docente mi ha saputo indirizzare, trovandomi un tirocinio adatto".

Ed è iniziato il suo percorso da liutaio.

"Prima come organista, poi ho cominciato a frequentare la scuola civica di liuteria a Milano per quattro anni, dove mi sono diplomato. Ora mi seguono due liutai professionisti a Milano e Pavia".

Cosa le piace di più di questo mondo?

"L’idea di dare nuova vita a uno strumento che ne ha già vissuta una. Voglio continuare a specializzarmi nell’arte del restauro. Ogni violino che ho preso in mano aveva un passato unico. Ricordo un violinetto che mi aveva portato un signore, raccontandomi che era di suo nonno. Era pentito di averlo trascurato. Rimetterlo a posto è stata una gioia: il signore mi ha detto che avrebbero continuato a suonarlo in memoria del nonno".

Qual è il suo sogno?

"Posso dire di averlo già realizzato in buona parte: fare questo lavoro. Certo, spero un giorno di poter vivere solo di questo. Per ora lo affianco ad altri incarichi, come realizzare scenografie teatrali, sempre in legno".

Quali sono le difficoltà di questo mestiere?

"Come tutti i lavori artigianali non ha grande seguito tra i giovani e rischia di perdersi la bellezza di quest’arte. Poi, c’è il fattore musicale: ormai i cantanti vanno verso la direzione della musica tecnologica, è difficile trovare chi, come ha detto una volta Renato Zero cantando con l’orchestra, fa "la vera musica". Questo potrebbe portare a una sempre maggiore carenza di reali musicisti che suonano strumenti veri. Sarebbe un peccato per il grande patrimonio che abbiamo e che merita di essere conservato".