Milano, ha un’invalidità totale e scatta lo sfratto: "Ho bisogno di un tetto"

Affogata dai debiti, la donna non è più riuscita a pagare il mutuo né le spese condominiali

Pasqualina Fontanarosa, 57 anni

Pasqualina Fontanarosa, 57 anni

Milano, 8 maggio 2018 - Dovrà lasciare la casa in cui vive da oltre 20 anni. Affogata dai debiti, non è più riuscita a pagare il mutuo né le spese condominiali: di conseguenza l’alloggio è stato messo all’asta. E mentre c’è un nuovo proprietario di casa che aspetta - legittimamente - di entrare, lei lancia il suo sos per avere una sistemazione, intanto anche solo temporanea. Si chiama Pasqualina Fontanarosa, ha 57 anni ed è invalida al 100%, inchiodata su una sedia a rotelle a causa degli effetti della poliomielite e dell’artrite reumatoide. Oggi è previsto lo sfratto esecutivo. «Sono distrutta per questa situazione nella quale mi sono ritrovata mio malgrado», racconta. Nel 2006 ha riscattato la casa (che prima era di proprietà del Comune) di largo Caccia Dominioni, alla periferia sud, nella quale vive da oltre 20 anni. Con lei allora c’erano l’ex marito e i tre figli, ora autonomi e residenti altrove.

«A un certo punto – continua – mi sono ritrovata da sola, col mutuo da pagare e tutte le altre spese. Sono una dipendente comunale, lavoro part time, guadagno poco più di mille euro al mese tra stipendio e accompagnamento, e non ce l’ho più fatta a pagare. Nel 2011 ho ricevuto l’atto di ingiunzione dall’amministratore del condominio per le spese non saldate. Poi si sono aggiunti la banca e altri creditori, la casa è stata messa all’asta ed è stata venduta l’anno scorso». Fontanarosa si è rivolta al Comune, chiedendo una sistemazione alternativa. Prima ancora, però, ha presentato la domanda per un alloggio popolare «in deroga alla graduatoria» visto che per legge, come confermano dall’assessorato alla Casa, avendo in passato riscattato una ex casa di Edilizia residenziale pubblica, non può rientrare nella graduatoria del «normale bando».

E qui si affaccia il problema: «La domanda per ottenere un alloggio in deroga – spiega Bruno Cattoli, segretario generale del sindacato Unione Inquilini, che segue la vicenda – non è stata neppure presa in considerazione. Perché? Perché la signora non ha assistenza domiciliare continuativa. Eppure per l’assegnazione è condizione sufficiente l’avere una patologia gravemente invalidante. Ci stiamo battendo perché valga questo principio, non solo per la Fontanarosa ma per tutti coloro che hanno patologie gravi». Ora l’obiettivo è trovare una sistemazione temporanea prima dello sfratto. Tramite servizi sociali, alla 57enne sono state offerte due possibilità: un alloggio in via Giambellino e un altro in via Borsieri. «Nel primo non entro in ascensore con la carrozzina. Nel secondo non riesco ad accedere al bagno», sottolinea la donna. Dall’assessorato alle Politiche sociali fanno sapere che in un primo momento la signora aveva accettato la sistemazione in via Borsieri per poi cambiare idea. Si apriranno altre possibilità? Intanto oggi è il giorno dello sfratto.

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