Installate undici pietre d’inciampo per non dimenticare gli orrori umani

Anche a Sesto San Giovanni il ricordo dei cittadini deportati e uccisi nei campi di sterminio nazisti

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di Laura Lana

Da oggi anche a Sesto San Giovanni il percorso della Memoria è inserito nel tessuto urbanistico della città. Undici pietre di inciampo sono state installate ieri mattina dall’artista tedesco Gunter Demnig (nella foto) che si impegna personalmente alla prima posa in ogni città. Una memoria collettiva e diffusa, anche nell’asfalto, per ricordare chi è stato deportato nei campi di sterminio nazisti e non ha fatto più ritorno. "Sesto conta 233 deceduti e quelli portati via sono circa 140 - ricorda l’Aned -. L’impegno della nostra sezione è che ogni anno ci saranno nuove pietre d’inciampo, sino a che non li avremo onorati e ricordati tutti. Non è stato facile per noi scegliere i primi nomi, ma certamente non saremo soddisfatti fino a che ogni persona morta nei campi di concentramento non avrà una pietra a lei dedicata". Non poteva mancare Guido Valota, arrestato dai fascisti di notte, nella casa di via Cattaneo 38, dopo gli scioperi del marzo ’44. Mauthausen, poi Gusen, muore in una delle marce della morte dopo che un nazista gli spara un colpo in nuca. Ultimi istanti raccontati dal compagno, sopravvissuto, Adamo Sordini al figlio Giuseppe Valota, che per decenni guiderà l’Aned Sesto Monza, dedicando la sua vita a ricostruire le storie dei deportati non solo sestesi. In via Cattaneo 9 vivevano Giuseppe ed Ettore Merati, padre e figlio, arrestati insieme e registrati a Mauthausen prima di essere divisi: Ettore viene ucciso col monossido di carbonio al Castello di Hartheim mentre Ettore muore a 33 anni a Gusen, tre giorni prima della Liberazione. Giuseppe Valenari lavorava in Breda ed era iscritto al Pci dalla sua costituzione. Dopo numerose perquisizioni in casa, in via Como 13, viene portato al sottocampo di Gusen, dove si scavano le gallerie dove i nazisti collocano le industrie belliche del Reich: resisterà pochi mesi. Primo Tortiroli, prelevato dall’abitazione di via Monfalcone 4, muore dopo 19 mesi tra carcere e lager: la famiglia avrà comunicazioni ufficiali solo dopo la fine della guerra. Le altre pietre di inciampo sono state installate in viale Italia 780 a ricordo di Stefano Belli, in viale Italia 616 dove viveva Cesare Lorenzi, in via Monte San Michele 37 per Francesco Capellini, in via Rovani 311 per Oriade Previati, in via Dante 171 per Angelo Biffi e in piazza Diaz 14 per Guglielmo Sistieri. Dopo il momento istituzionale di ieri con l’Amministrazione e i familiari delle vittime, l’Aned organizzerà a breve un percorso aperto a tutta la cittadinanza per non dimenticare. L’iniziativa delle pietre di inciampo ha avuto inizio a Colonia nel 1992 e ha portato, nel 2019, all’installazione di oltre 71mile pietre per una memoria diffusa.

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