SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’(in)sicurezza stradale dei lombardi: preoccupano cellulari e sbagli altrui, e a fare paura sono gli incidenti causati dalle buche

Lo studio dell’università Cattolica sulla percezione dei fattori di rischio: per il 66% scarse informazioni o troppo sensazionalismo. Uno su quattro chiede più piste ciclabili

Il cellulare alla guida è percepito come maggiore fattore di rischio. Supera anche l’alcol

Il cellulare alla guida è percepito come maggiore fattore di rischio Supera anche l’alcol

Milano, 23 novembre 2024 – L’utilizzo del cellulare alla guida è il principale fattore di rischio per i lombardi - in termini di sicurezza stradale - preoccupati anche dai comportamenti scorretti degli altri automobilisti e dalle buche in strada. Emerge da una ricerca promossa dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, il progetto sull’informazione consapevole nato dalla collaborazione tra Gruppo Credem e l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (Almed) dell’Università Cattolica di Milano.

ll campione intervistato

L’indagine è stata svolta con la collaborazione dell’istituto di ricerca Bilendi e ha coinvolto 500 persone rappresentative della popolazione italiana. Focalizzando l’attenzione sul campione lombardo, lo smartphone al volante è indicato come principale problema dal 64,5%; uno su due punta il dito su comportamenti non corretti e sulla bassa consapevolezza dagli altri conducenti, il 46,5% sulla manutenzione delle strade (10 punti percentuali in meno rispetto al totale su territorio nazionale) mentre il 45% del campione indica l’eccesso di velocità. Alcol e droghe alla guida scendono al 34%, la mancanza di piste ciclabile è riscontrata dal 18,5% dei lombardi, il 15% indica i mezzi posteggiati in doppia fila. 

Informazione mancante

L’indagine pone sotto la lente anche l’informazione: per il 66% del campione o se ne parla poco (36%) o troppo ma in modo sensazionalistico per attirare la curiosità morbosa delle persone; solo per un 30% l’informazione è corretta. Il 36% degli intervistati sostiene che bisognerebbe parlare di più di incidenti stradali per aumentare la consapevolezza dei cittadini e per quasi un lombardo su tre (28%) è importante favorire percorsi sull’educazione stradale per restare aggiornati sulle buone prassi. Tra le domande, è stato chiesto di indicare di cosa si senta più il bisogno per una maggiore sicurezza stradale: il 47% indica una migliore manutenzione stradale (10 punti percentuali in meno rispetto al territorio nazionale), il 41% chiede maggiori controlli. Su questo punto - a livello nazionale - si evidenziano differenze in base alla fascia d’età: chiede più controlli un over 55 su due, mentre tra gli over 45 è il 35% a farlo.

Vorrebbe più piste ciclabili il 26,5% (rispetto al 20% su territorio nazionale) mentre per il 23% servirebbero più pezzi pubblici, come pure più illuminazione. Solo il 9,6% indica autovelox e l’8% indica le zone con limite di 30 chilometri orari. 

Il ruolo della prevenzione

La ricerca è stata apprezzata dall’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico: mobilità, sicurezza e sostenibilità del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada. “I risultati dell’indagine sono interessanti in primis perché mostrano come sia in via di costruzione la consapevolezza diffusa che la principale causa di incidentalità è da rintracciarsi nel fattore umano, in particolare nei comportamenti rischiosi causati dalla distrazione o dalla violazione delle norme del codice della strada - spiega Federica Biassoni, ricercatrice e co-direttore dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico –. Le campagne realizzate e diffuse negli anni più recenti, che hanno richiamato l’attenzione proprio sui comportamenti rischiosi non “estremi”, quali la distrazione, si stanno dimostrando efficaci nello stimolare un’inversione di prospettiva nella rappresentazione delle cause degli incidenti stradali e quindi nella diffusione di consapevolezza rispetto alla responsabilità individuale di ogni utente della strada. La responsabilità individuale dovrebbe restare il focus della comunicazione sul tema della sicurezza”.