REDAZIONE MILANO

Ingiunzioni, una su tre a chi maltratta

In aumento le “misure di prevenzione” nei confronti di indiziati di reati contro donne e soggetti deboli

Divieti di avvicinamento, obblighi di stare ad almeno un chilometro dalle loro vittime e di non frequentare luoghi e ambienti dove potrebbero incontrarle, ordini di non comunicare con loro via telefono o mail. Sono provvedimenti, tutti questi, che sempre più spesso i giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale si trovano a dover emettere nei confronti di uomini "socialmente pericolosi" perché denunciati per reati nei confronti di donne e minori.

“Misure di prevenzione personali“ (questo il nome tecnico) che dovrebbero servire ad evitare il peggio quando, purtroppo, ne esistano le premesse. Misure (come la “sorveglianza speciale“) che in realtà fino ad un paio d’anni fa venivano proposte - da Questure o Procure - soprattutto nei confronti di soggetti in odore di criminalità organizzata o finanziaria, la cui applicazione però - dopo l’entrata in vigore, nel 2019, del “codice rosso“ a tutela di donne e bambini - è stata estesa fino a ricomprendere, per l’appunto, reati come quelli di genere.

E in così poco tempo, anzi, proprio quel tipo di necessità sta velocemente dilagando: nel corso dell’ultimo anno giudiziario (luglio 2020-giugno 2021) quasi il 30 per cento di tutte le richieste di misura arrivate al tribunale - in pratica una su tre - hanno riguardato proprio il "contrasto alla pericolosità sociale determinata dalla consumazione di reati orientati dal genere". Per di più, con un aumento del 5 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti.

È lo stesso presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale, Fabio Roia, a spiegarlo a proposito dell’attività recente dei suoi giudici. Dell’insieme dei provvedimenti “personali“ emessi nell’ultimo anno giudiziario (148 in tutto) una cinquantina - poco meno di uno alla settimana - è stato adottato nei confronti di "stalker, maltrattanti, pedofili con la conseguente applicazione di prescrizioni miranti a contenere il profilo specifico di pericolosità sociale accertato (ingiunzioni terapeutiche, interdizione ai perimetri spaziali frequentati dalla persona offesa dei reati) anche in un’ottica di riavvio alla legalità del soggetto" coinvolto.

Una conseguenza, questa della possibile applicazione di misure di prevenzione "anche ai soggetti indiziati del delitto di cui all’art. 572 c.p.p. (i maltrattamenti in famiglia, ndr.)" dovuta, si è detto, all’introduzione due anni fa del “codice rosso“ che rende più facili le procedure a tutela dei soggetti deboli. "Si tratta di una scelta di politica giudiziaria - osserva Roia - che gli organi proponenti di Milano (segnatamente Questura e Procura della Repubblica) stanno progressivamente consolidando per tutelare in maniera più efficace le vittime".

Mario Consani