
Manifestazione choc contro i morti e i feriti sul lavoro
Milano, 28 gennaio 2019 - Quel giorno di 9 anni fa, un giovane operaio perse per sempre l’uso delle gambe, colpito in pieno da una lastra del peso di due quintali e mezzo. Una delle tante, troppe tragedie sul lavoro che periodicamente siamo costretti a raccontarvi. Nei giorni scorsi, è arrivata la sentenza definitiva della Cassazione sulle accuse mosse a uno dei presunti responsabili del terribile incidente, il direttore di cantiere e responsabile della sicurezza Pantaleone Carrà: dopo le condanne in primo e secondo grado, i giudici hanno dovuto prendere atto dell’intervenuta prescrizione, rilevando così «la causa estintiva del reato».
22 novembre 2010, siamo nel cantiere del parcheggio interrato all’angolo tra via Correggio e via Ravizza, in zona De Angeli. Il 27enne kosovaro Agim Krasniqi sta svolgendo regolarmente le sue mansioni quando viene travolto all’improvviso da una piastra metallica di 250 chili staccatasi da un’altezza di 2,70 metri. I soccorsi sono immediati, ma la diagnosi è impietosa: trauma cranico commotivo con ematoma extradurale occipitale sinistro e fratture gravissime delle vertebre e della teca cranica corrispondente, con paraplegia definitiva. Le indagini vengono affidate agli esperti dell’Ufficio Medicina del lavoro dell’Asl Milano. Il primo step per giungere all’attribuzione delle responsabilità passa dall’individuazione di tutte le ditte coinvolte a vario titolo nella costruzione dell’autosilo: affidataria dei lavori dal Comune è la Fiera Parking srl, che ha appaltato alla Comer, di cui il geometra Carrà era all’epoca direttore di cantiere e responsabile della sicurezza; a sua volta, la Comer ha subappaltato alcuni lavori ad altre aziende, compresa quella di Krasniqi. Alla fine, tra imprenditori e manager, finiscono alla sbarra in sei: a Carrà viene contestato «di non aver efficacemente vigilato sull’applicazione delle disposizioni contenute nel piano di sicurezza e di coordinamento e in particolare che la caduta della piastra si sarebbe potuta evitare se fossero state rispettate le generiche prescrizioni operative di montaggio puntoni e travi di contrasto».
Sia in primo grado che in Appello, Carrà viene ritenuto responsabile delle lesioni colpose gravissime provocate dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Poi il 2 luglio 2018 scatta la prescrizione. Così il 9 gennaio 2019 i giudici della Suprema Corte non possono che prenderne atto, pur sottolineando: «Sussistono i presupposti per rilevare d’ufficio l’intervenuta causa estintiva del reato per cui si procede, non ricorrendo le condizioni per una pronuncia assolutoria di merito, non potendosi constatare con evidenza dagli atti l’insussistenza del fatto-reato».