
Presidio contro il decreto Salva Milano: le norme sarebbero state “dettate” dalla presunta cricca della commissione Paesaggio
Milano, 7 marzo 2025 – C’erano gli “adepti” a Palazzo Marino, i professionisti da nominare e quelli da tenere alla larga dalla Commissione per il paesaggio, come l’architetto Emilio Battisti, scomparso l’anno scorso, che per primo sollevò il “caso Beic“, concorso poi finito al centro di indagini a carico, tra gli altri, di Stefano Boeri e Cino Zucchi.
L’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, ora agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso, in una conversazione intercettata dalla Gdf nell’ambito delle inchieste su presunti abusi edilizi legati a operazioni immobiliari lo definiva “uno che romperà i c...”, che “sta stracciando l’anima”.
Molteplici livelli
Poi ci sono il livello politico e il mondo dei costruttori, con la corsia preferenziale per progetti di imprese associate ad Assimpredil, l’associazione a cui Oggioni in “conflitto di interessi” era legato da un contratto di consulenza.
Una “compenetrazione tra interessi”, annotano i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici nella richiesta di misure cautelari, di “Oggioni, quelli dell’assessore Guido Bardelli e quelli degli immobiliaristi”. Dal contenuto delle chat agli atti dell’inchiesta emerge che l’assessore alla Casa “nonostante faccia parte della Giunta comunale, critica aspramente il contenuto dell’intervento dell’assessore all’Urbanistica Tancredi, e lo addita spregiativamente come un allineamento ai rilievi mossi dai pm”.
Elementi di un “sistema” che, secondo le accuse, aveva il suo perno nella Commissione per il paesaggio (la Gdf ha acquisito documenti su una sessantina di architetti che ne hanno fatto parte dal 2015 in poi, per vagliare l’ipotesi di ulteriori conflitti di interessi) e in un “vero e proprio ufficio parallelo” gestito da Marco Cerri, progettista indagato, “molto legato a Guido Bardelli e a Maurizio Lupi”.
L’Amministraziona scavalcata
Sistema che puntava, secondo le accuse, a far passare progetti senza il vaglio della Giunta o del Consiglio comunale, con una semplice convenzione fra funzionari e costruttori. “Sono preoccupato che ho firmato 50 convenzioni che non son passate in Giunta”, spiega Oggioni (oggi è in programma l’interrogatorio) in una conversazione intercettata.
Le indagini evidenziano “subdole pressioni” da parte di Oggioni anche su dipendenti di Palazzo Marino, “intimidazioni e minacce nei confronti di coloro che reputano da ostacolo”, oltre a tentativi di condizionare nomine.
Ben quattro professionisti che facevano parte della precedente commissione, tra cui lo stesso ex presidente Marinoni, indagato, furono nominati dal sindaco Sala, lo scorso 16 dicembre, come nuovi componenti. Un organismo che, secondo il gip, avrebbe favorito una “speculazione selvaggia”.