Milano, ancora un incendio in carcere: a San Vittore bruciano i materassi di una cella, quattro intossicati

Si sarebbe trattato di un rogo doloso. Solo due settimane fa un analogo episodio al Beccaria. Spp: “Serve un piano straordinario, basta chiacchiere”

Rogo al carcere di San Vittore (foto di archivio)

Rogo al carcere di San Vittore (foto di archivio)

Milano, 20 maggio 2024 – Continua la scia di incendi nelle carceri milanesi. Dopo il rogo del 6 maggio al carcere minorile Beccaria, un nuovo episodio arriva da San Vittore, dove ieri sera quattro persone, pare tutti detenuti, sono rimasti lievemente intossicati. Nessuno è in gravi condizioni.

A bruciare, secondo le prime informazioni, sono stati sei materassi, probabilmente per un'azione dolosa, all'interno di un'unica stanza. I quattro intossicati dal fumo sono stati visitati nell'infermeria della struttura detentiva e il 118 non ha effettuato trasporti. È accaduto poco dopo le 23 nel V Reparto della prigione, in una cella situata al primo piano. L'incendio è stato velocemente spento dai vigili del fuoco.

Spp: “Serve un piano, basta chiacchiere”

“È ora di mettere fine a rivolte, mini-rivolte, violenze, resistenze, ingiurie, atti intimidatori che nel primo quadrimestre dell'anno negli istituti lombardi ha raggiunto un numero altissimo: 6 manifestazioni di protesta collettiva e 225 aggressioni a personale”, ha detto Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp, il sindacato della polizia penitenziaria. Che ha aggiunto: "Sono numeri che fanno aumentare di circa il 60% solo il numero di atti violenti registrati sempre nelle carceri lombarde complessivamente in tutto il 2023".

Due settimane fa, un episodio analogo aveva coinvolto il carcere minorile Beccaria. Per Di Giacomo, "evidentemente quanto accaduto non è servito ad attivare le misure straordinarie che come sindacato di polizia penitenziaria abbiamo chiesto da tempo. Gli istituti lombardi hanno bisogno di un piano straordinario di interventi e non di chiacchiere e promesse da parte dell'amministrazione penitenziaria e del governo per affrontare rapidamente sovraffollamento, carenza di organici e di strutture”. A pesare sulla situazione sono anche "i 34 suicidi di detenuti e i quattro suicidi (uno in Lombardia) di agenti del primo quadrimestre dell'anno", ha aggiunto il segretario del sindacato.

Tra le cause, "emerge soprattutto lo stress intenso a cui il personale è esposto quotidianamente per il rischio di incolumità. Fa specie che gli esperti delle Nazioni Unite, in una missione in Italia in quattro carceri (Roma, Milano, Catania e Napoli), si siano limitati a valutare il sovraffollamento delle carceri italiane e il suo impatto sui diritti umani dei detenuti senza prendere in considerazione la situazione di lavoro del personale”.

Spp: “ Ci rivolgeremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo”

Per questo, “non ci resta che rivolgerci alla Corte europea dei diritti dell'uomo perché apra una procedura di inchiesta contro lo Stato italiano sul mancato rispetto dei diritti inviolabili all'incolumità personale e alle condizioni di lavoro del personale penitenziario italiano e contro le discriminazioni nel godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo”, ha spiegato Di Giacomo.

Secondo cui, "non si può agitare il ricorso all'organismo dell'Unione Europea a senso unico, quello dei detenuti, ignorando o fingendo di ignorare che gli agenti penitenziari sono sottoposti a condizioni di autentica tortura per le aggressioni e le violenze che subiscono quotidianamente con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni”.