Incendio grattacielo, altri indagati: ecco come è bruciata la Torre dei Moro

La perizia definitiva dei tecnici della Procura: fuoco partito da una sigaretta diventata incandescente e alimentato dall’effetto lente

Maxi incendio in via Antonini

Maxi incendio in via Antonini

Sarà depositato nei prossimi giorni l’avviso di conclusioni indagini sul rogo di via Antonini, con la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati, cinque quelli noti, ma secondo fonti interne alla Procura sarebbero ben di più e ci sarebbero anche tecnici del Comune che rilasciarono permessi. Era il 29 agosto, domenica pomeriggio, quando la torre di diciotto piani bruciò come un fiammifero in pochi minuti, le indagini sulle cause dell’incendio, in questi mesi, si sono rivelate ben più complesse di come apparivano all’inizio, soprattutto sul punto dell’innesco delle fiamme che si sono divorate l’intera torre di sessanta metri. Ma c’è un punto fermo da cui è partita la pm Marina Petruzzella: è la relazione depositata dal Nucleo investigativo antincendi della Lombardia, cioè i periti nominati dalla Procura. 

La ricostruzione della dinamica dell'incendio
La ricostruzione della dinamica dell'incendio

I superesperti ricostruiscono i frame dell’incendio nei dettagli individuando il punto preciso da cui sono partite le fiamme, al sedicesimo piano e nelle conclusioni scrivono: "Dalla valutazione di tutti gli elementi raccolti, tenuto conto dello stato dei luoghi e dei tempi di propagazione delle fiamme, si può concludere con ragionevole probabilità che l’incendio ha avuto origine da cause accidentali, generatesi verosimilmente da un mozzicone di sigaretta gettato dall’alto ancora acceso. Le fiamme - si legge ancora nelle relazione dei periti - si sono sviluppate propagandosi nei materiali tra cui alcuni sacchi di rifiuti, presenti nel vano di chiusura del balcone per conduzione e irraggiamento, la quantità di fumi caldi prodotti ed il calore intenso delle fiamme hanno lambito le pareti metalliche del piccolo vano creando un effetto scatolare incandescente". Nella ricostruzione emerge che nel vano balcone c’era materiale vario: 20 sacchi di rifiuti contenenti carta, scope, plastica, tutto coperto da un vecchio copridivano di tessuto sintetico. Con buona probabilità, quindi, secondo i periti, un mozzicone di sigaretta lanciato cade accidentalmente proprio sul materiale ammassato. Questo inizia una lenta combustione, verrà anche avvertito uno scoppio, associabile ad alcuni accendini fra i rifiuti.

Per i periti, che citano la pubblicazione “Investigazioni sulle cause d’incendio“ la sigaretta in un contesto che le impedisca la dispersione di calore può raggiungere una temperatura anche di 480 gradi, quindi un mozzicone ancora acceso che si colloca negli spazi vuoti fra i sacchetti in plastica della spazzatura ammassati sul balcone o sul copridivano in fibra sintetica genera lo sviluppo delle fiamme. Sempre secondo quanto sostengono gli esperti, dopo i sopralluoghi l’incendio potrebbe poi essere stato amplificato da un "effetto lente" determinato da numerose bottiglie di vetro ammassate sul balcone e dal fatto che sul davanzale della finestra del bagno era appoggiato uno specchio di forma circolare rivolto verso il sole e proprio accanto alla spazzatura. Un incendio, fra l’altro, si era già sviluppate qualche settimana prima, sempre da un mozzicone di sigaretta lanciato da un balcone. Si erano bruciate le piante, ma il portinaio se ne era accorto e lo aveva spento prima che le fiamme si propagassero.

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