ANTONIO PETRUCCI
Cronaca

Adolescenti adottati presi in carico dal Tribunale: pochi ma con difficoltà psicologiche e familiari

I dati di una ricerca della Cattolica. "Il 20% abusati"

I relatori che hanno partecipato al convegno in Cattolica

I relatori che hanno partecipato al convegno in Cattolica

Milano – "Niente vieta che si prendano dappertutto figli abbandonati, i respinti, i ‘maleamati’, per dargli un cuore, una casa e un nome". Con poche parole, il grande Guido Ceronetti fugava i legittimi dubbi e le paure che spesso frenano le persone che vogliano cominciare un percorso di adozione. E sottolineava il tema ieri al centro del convegno “Il Tribunale per i Minorenni incontra gli adolescenti adottati in crisi: i risultati di una ricerca esplorativa“ in largo Gemelli, sulle poche adozioni di minori con gravi fattori di rischio legati alle storie personali. Presentati i risultati di una ricerca promossa dal Tribunale per i Minorenni, realizzata dal Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica e di Bicocca. Due gli approfondimenti a partire dai dati della ricerca, il primo condotto da Rosa Rosnati, psicologa dell’adozione in Cattolica e referente scientifica della ricerca per l’ateneo, sul tema "Fattori di protezione e di rischio nel percorso adottivo"; il secondo condotto da Maria Elena Magrin, psicologa sociale in Bicocca, sul tema "Oltre al territorio: la risposta comunitaria".

"Sono stati individuati 136 casi inerenti minori adottati sul totale di 2.556 fascicoli amministrativi aperti tra il 2015 e il 2018 e chiusi al momento della ricerca. L’incidenza percentuale dei casi in esame – ha dichiarato Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano – appare tutt’altro che elevata, assestandosi al 5,4% di tutti quelli trattati presso il Tribunale nel periodo di riferimento". La ricerca ha visto ad oggi analizzati 110 procedimenti amministrativi (nel 39% dei casi, cioè 43, risultano associati uno o più fascicoli penali).

I fascicoli riguardano in prevalenza maschi, adottati spesso già grandi (più di 6 anni), in cui si sommano fattori di rischio legati alla storia del minore, alla famiglia e a interventi a volte "lacunosi" da parte dei Servizi sociali. In particolare il 20% dei minori ha alle spalle una storia di abuso sessuale e il 22,7% di grave trascuratezza. Nell’89,5% i minori presentano problemi di salute e nel 63,6% una patologia di tipo psichiatrico: tra questi nel campione femminile, si è riscontrata prevalenza di disturbi di personalità (65,4%), mentre i maschi presentano più elevata incidenza di disturbi esternalizzanti (56,8%). Di questi, il 49,5% presentava una diagnosi già prima dell’intervento del Tribunale. Per quanto riguarda le famiglie, si tratta di genitori con elevato livello di istruzione e con un impegno lavorativo full time.

L’80,5% sono coppie coniugate: i casi di separazione sono contenuti (8,3%) anche se nel 24,7% la relazione di coppia risulta essere conflittuale. Allarmante il dato sulla presenza di violenza familiare: nel 32,7% dei casi vi sono condotte di violenza fisica nella relazione con la madre e nel 17,8% dei casi con il padre. Al momento della segnalazione al Tribunale per i Minorenni, i ragazzi hanno un’età media di 16 anni. I fattori che maggiormente determinano l’ingresso nel circuito giudiziario sono l’uso di droghe, le fughe da casa, la violenza familiare, l’abbandono scolastico e la frequentazione di ambienti devianti. Non di rado si registrano tentati suicidi e comportamenti di autolesionismo. Sulla base della ricerca, alla chiusura del fascicolo amministrativo, l’esito è stato ritenuto migliorativo nel 47,6% dei casi, stazionario nel 30% e peggiorativo nel 20,4%. Questo significa che le misure adottate dal Tribunale, tramite l’attivazione di progetti sul territorio (22%), e l’inserimento in comunità residenziale (67,2% dei casi, di cui 59,5% di tipo educativo e 40,5% terapeutico) si traducono in interventi che manifestano una loro efficacia.