
Quegli otto appartamenti in zone centrali e centralissime della città furono svenduti senza gara pubblica. Prendiamo quello di corso Sempione 51, acquisito dall’ex assessore regionale Domenico Zambetti: comprato a fine 2007 per 533mila euro, per l’Agenzia del Territorio ne valeva 676.973. E quello di largo Rio de Janeiro 7 acquisito da Antonio Mobilia per 518.670 euro? Il prezzo giusto era 957.600, quasi il doppio. E lo stesso dicasi per altre due abitazioni allo stesso civico di corso Sempione (differenza complessiva di 324mila euro) e per via Castel Morrone 30 (-572.400), via Statuto 18 (-334.500 euro), via Guerrazzi 2 (-397mila euro) e viale Regina Margherita 33 (-241mila euro). Indirizzi che ai tempi avevano un minimo comun denominatore: facevano parte dello sconfinato patrimonio immobiliare del Pio Albergo Trivulzio.
A distanza di 16 anni dalle compravendite in saldo, finite nel 2011 al centro del caso Affittopoli e di un’inchiesta della Procura che ha portato a condanne già passate in giudicato, la Corte dei Conti ha condannato gli ex vertici del Pat a risarcire il danno economico da 1,25 milioni di euro provocato alle casse di via Marostica, più il danno d’immagine da 600mila euro: il maggior responsabile è stato ritenuto Emilio Trabucchi (presidente del Cda dall’aprile 2004 al febbraio 2011), che dovrebbe versare una cifra superiore al milione di euro; la restante parte è stata attribuita in misura maggiore a Giovanni Iamele (dirigente responsabile della gestione del patrimonio da reddito dal 2007 all’aprile 2009) e con somme inferiori (47mila euro a testa) a Fabio Nitti (direttore generale dal dicembre 2008 all’ottobre 2012) e a Mobilia (per il caso di largo Rio de Janeiro), manager sanitario con incarichi da direttore generale all’ospedale San Carlo e all’Asl di Milano 2.
Partendo dall’esito dei procedimenti penali (solo per Iamele è scattata la prescrizione), la Procura ha contestato ai quattro "una serie di illegittimità e irregolarità finalizzate alla disapplicazione della normativa pubblicistica per la dismissione del patrimonio immobiliare dell’ente, al fine di favorire alcuni soggetti privati con posizione di rilievo nella vita politica e pubblica milanese e nazionale, già locatari di immobili di pregio, a prezzi inferiori al valore di mercato, con conseguente danno per le casse dell’ente".
Stando a quanto ricostruito, nella seduta del Cda del 13 dicembre 2007, Trabucchi, "in sede di adozione" delle delibere 226 e 227, fece inserire una modifica "di estremo rilievo" alle procedure di alienazione immobiliare, "tesa a consentire agli inquilini l’esercizio del diritto di prelazione senza che prima fosse necessario indire l’asta pubblica"; a corredo della proposta, presentò un parere di due avvocati esterni, "reso frettolosamente nello spazio di cinque giorni a cavallo del ponte di Sant’Ambrogio".
Le motivazioni del verdetto ricordano che Trabucchi si interessò "in maniera assai incisiva" agli immobili da vendere e che l’invito a esercitare la prelazione "fu rivolto solo ad alcuni soggetti di rilievo nella realtà politico-amministrativa lombarda, ben noti al presidente". E Iamele? Le sue perplessità, confermate in dibattimento, sugli sconti ad alcuni inquilini e la mancata sottoscrizione delle delibere del 2007 non bastano, secondo i giudici, a escluderne il coinvolgimento nella partita, visto che l’allora manager non avrebbe mai esternato "le giuste e fondate criticità che aveva evidentemente notato".
Un discorso a parte va fatto per l’abitazione di largo Rio de Janeiro 7, acquistata da Mobilia: secondo gli atti, il manager sfruttò il ruolo apicale all’Asl (deputata al controllo delle aziende di servizi alla persona come il Trivulzio) per trattare lo sconto direttamente coi vertici del Pat e per chiedere a Trabucchi il rinnovo anticipato del contratto di locazione rispetto alla naturale scadenza. La Corte ha accolto in toto le tesi della Procura, se non nel calcolo del danno erariale, ridotto del 50% rispetto alle richieste iniziali. Conclusione: Trabucchi è stato chiamato a rispondere di tutte le otto alienazioni, Iamele di tutte tranne quella di largo Rio de Janeiro; di quest’ultima sono stati considerati responsabili anche Nitti e Mobilia.