Immaginiamo la Giornata Da sogno a realtà

Gabriele

Moroni

Ho ritrovato Il Giorno di quando (era il 2013) avevo scritto per proporre una Giornata del Pendolare. Sono figlio di pendolari e al tempo ero pendolare a mia volta da cinque anni. È rimasto un sogno, ormai un vecchio sogno.

Claudio, Varese

Abbiamo ripescato la mail inviata all’epoca da Claudio. Vorremmo rispondergli che non sempre i sogni rimangono nel cassetto. È vero. Gli anni sono trascorsi. Le ferrovie hanno visto incidenti e sono stati anche funestate da terribili tragedie. Innegabili miglioramenti combattono con problemi duri a morire. E poi il Covid, la grande cappa grigia della pandemia con il suo carico di paure e limitazioni. Ha un senso parlare della Giornata del Pendolare proposta (o meglio riproposta) dall’amico Claudio? Sì, lo ha, perché un bel sogno tiene a bada gli incubi. Il sogno di una normalità totale che presto o tardi riconquisteremo. Proviamo a immaginare la nostra Giornata. Qualche tavola rotonda, possibilmente non lunga e neppure noiosa. E poi spazio agli incontri, alle chiacchiere, al piacere di ritrovarsi, per una volta, senza l’assillo delle corse in stazione, degli orari, dei ritardi, dei disagi. Spazio a film, canzoni, libri, quadri su treni e pendolarismo. All’epoca, rispondendo a Claudio, ci risuonava all’orecchio una canzone, non fra le più belle, di Modugno. S’intitolava "Un calcio alla città". Il protagonista viaggiava ogni giorno nella nebbia prima di incatenarsi alla scrivania come a un remo di galera. Ma ecco il sole ed ecco sprigionarsi la scintilla della rivolta. "Stamattina - cantava il grande Mimmo - non mi va, voglio dare un calcio a tutta a città. Amore mio, vieni anche tu. Il capufficio lasciamolo su". gabrielemoroni51@gmail.com

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