Caso Ruby, morta Imane Fadil: "Uccisa da mix di sostanze radioattive"

Un mese di agonia, inchiesta per omicidio a Milano. Sequestrato il libro che stava scrivendo

Imane Fadil

Imane Fadil

Milano, 16 marzo 2019 - E' morta avvelenata come nemmeno un’ex spia russa. Ma Imane Fadil, 34enne modella marocchina spirata dopo un mese di agonia per «un mix di sostanze radioattive», era una testimone del processo Ruby ter, l’ultimo nato dalle peripezie erotico-giudiziarie dell’ex premier Silvio Berlusconi. Dunque la storia iniziata con le tinte della farsa è finita in tragedia. Una volta c’erano la giovane Ruby ‘Rubacuori’ fantomatica nipote del presidente egiziano Mubarak, le cene eleganti di Arcore, il bunga bunga, Emilio Fede e l’ex igienista dentale Nicole Minetti, il talent scout Lele Mora e la sua corte. Ora c’è questa assurda fine della modella Fadil sulla quale la procura indaga per omicidio volontario.

«Mi hanno avvelenato» ha detto la ragazza al fratello e al suo avvocato quando già stava male. È morta per un «mix di sostanze radioattive» dicono gli esiti degli esami tossicologici di un centro specializzato di Pavia su richiesta dell’ospedale dov’era ricoverata, l’Humanitas di Rozzano, alle porte della metropoli. E dunque c’è un giallo che deve recuperare anche il mistero del capitolo precedente forse un po’ trascurato, quello del suicidio in Svizzera del primo avvocato di Karima El Mahroug in arte Ruby, Egidio Verzini, che si è tolto la vita dopo aver denunciato in una nota che l’ex premier Berlusconi avrebbe pagato a suo tempo 5 milioni per comprare il silenzio della giovane marocchina. E anche su questo già indagava la procura. Fadil, teste d’accusa del primo processo Ruby (con Berlusconi assolto), esclusa come parte civile del Ruby ter in corso, è morta il primo marzo. Stando alle indagini, ricoverata il 29 gennaio in terapia intensiva è stata vigile fino all’ultimo nonostante i forti dolori e il «cedimento progressivo degli organi».

Ieri il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha spiegato che la giovane aveva detto ai suoi familiari e agli avvocati che temeva di essere stata avvelenata. Nella cartella clinica, ha aggiunto, «c’erano diverse anomalie». Anche per questo è stata disposta un’autopsia e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che rappresenta l’accusa nel processo Ruby ter, ha aperto un’indagine nell’ambito della quale sono già stati sentiti diversi testimoni: i familiari, i legali, i medici.

Imane stava scrivendo un libro, la procura ha acquisito le bozze anche se dalla loro lettura non sarebbe emerso nulla di rilevante. «Per ciò che succedeva ad Arcore noi ragazze che abbiamo deciso di non farci corrompere abbiamo pagato più di altre», aveva detto in un’intervista recente Imane, ragazza fragile che, in un colloquio un anno fa col Fatto Quotidiano, aveva parlato dell’esistenza di «una setta di Satana ad Arcore».

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