Morte di Imane Fadil, per l'autopsia anche l'ipotesi colpa medica

Inizia l’esame senza precauzioni. Non c’è traccia di radiazioni

La modella marocchina Imane Fadil (Ansa)

La modella marocchina Imane Fadil (Ansa)

Milano, 27 marzo 2019 - Che non fosse radioattiva era cosa ormai ufficiale, ma l’ultima conferma è arrivata ieri dall’Enea, il centro specializzato romano che si è occupato di analizzare i campioni di organi di Imane Fadil, la trentaquattrenne marocchina morta l’1 marzo scorso all’ospedale Humanitas di Rozzano. «Nessuna traccia di radiazioni», ha ripetuto Mirko Mazzali, avvocato dei familiari della donna, ieri pomeriggio, fuori dall’istituto di medicina legale di piazzale Gorini dove è stata eseguita l’autopsia. Prima il riconoscimento della salma, al quale era presente il fratello insieme al consulente.

Poi è iniziato l’esame sul corpo, condotto dall’esperta anatomopatologa Cristina Cattaneo. L’esito completo degli accertamenti chiesti dalla Procura arriverà tra un mese, sempre che non ci sia bisogno di una proroga. Oggi, stando a quanto spiegato dall’avvocato Mazzali, legale del fratello di Fadil, «verranno prelevati gli organi, che saranno esaminati successivamente, e i campioni che saranno sottoposti ai test tossicologici». Nessun tipo di precauzione, oltre a quelle previste per una normale autopsia, viene adottato dall’équipe di esperti. «I familiari di Imane – ha detto Mazzali, che ha sostituito nei giorni scorsi il suo collega Paolo Sevesi – sono molto provati e arrabbiati. Non riescono a capacitarsi di come sia potuta morire una persona così giovane. Non credo ci siano problemi per dare il nulla osta per la sepoltura nei prossimi giorni. Non seguo nessuna linea complottistica – ha concluso – vediamo cosa dirà il nostro consulente, Michelangelo Casali». 

E' vero che il fascicolo della Procura è stato aperto con l’ipotesi di omicidio, ma nelle settimane ha preso sempre più corpo l’ipotesi che Imane sia morta di malattia. Una patologia rara non facilmente classificabile, oppure i cui effetti sono stati sottovalutati, l’ipotesi ha preso corpo al punto che nei quesiti degli investigatori che cercano risposta dall’esito dell’autopsia c’è anche la colpa medica. Uno scrupolo, ma in effetti nessuno se la sente di lasciare che la morte di una donna così bella e giovane resti senza risposta. Intanto, stando al testo depositato il 25 febbario dall’ex legale Paolo Sevesi, (quando la giovane era già ricoverata), Fadil avrebbe subito pressioni dalle ex olgettine e per questo parla di «patimento», di «emarginazione relazionale». Nell’atto si fa riferimento anche alle sue «patologie», di natura psicosomatica principalmente, come conseguenza «del clamore mediatico intorno alla vicenda, durata nove anni», ma non c’è traccia di timori di avvelenamento. 

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