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Cronaca

Fondi europei, spesa al palo ma centralizzare non è la risposta

L'Italia ha speso meno dell'1% dei fondi europei per il periodo 2021-2027, con progetti avviati per soli 4,8 miliardi. La lentezza e la sovrapposizione tra diversi strumenti hanno complicato la situazione. Una riforma della Coesione è necessaria per migliorare la qualità della spesa.

Pacente*

Italia ha speso meno dell’1% di fondi europei per il periodo 2021-2027: oltre 70 miliardi incluso il cofinanziamento nazionale. Al 2023 i progetti avviati valgono 4,8 miliardi, con solo 535 milioni già pagati. Entro il 31/12/2025 devono essere spesi almeno 7 miliardi per evitare il disimpegno automatico. Il dato è preoccupante, ma anche prevedibile. La spesa dei fondi europei in Italia parte spesso in ritardo, anche di due anni rispetto al cronoprogramma. La sovrapposizione tra fondi europei di coesione (2021-2029) e PNRR (2021-2026) ha complicato la situazione. Spesso le stesse strutture lavorano su entrambi gli strumenti senza aver avuto alcun miglioramento di capacità amministrativa e tecnica come era invece previsto col PNRR, aumentando lo stress.

Gli accordi tra Stato e Regioni sul Fondo di Sviluppo e Coesione hanno rallentato ulteriormente i tempi, con progetti avviati soprattutto nelle regioni più sviluppate. Una riforma della Coesione è necessaria e proprio oggi dovrebbe essere approvata quella recentemente inserita nel PNRR dal Ministro Fitto. Ma che riforma sarà? È utile un presidio centrale per monitorare Regioni ed enti locali. Era il compito dell’Agenzia per la Coesione Territoriale. Ma la politica di coesione è territoriale e i suoi principi non sono negoziabili. Le risorse spese finora sono state gestite dalle amministrazioni locali, non da quelle centrali. E potremmo citare molti altri esempi. Riformare è necessario, ma gli enti territoriali devono rimanere protagonisti. Anzi andrebbero considerate maggiormente le grandi città per esempio, con un ruolo più importante nella programmazione e negli investimenti. Migliorerebbero quantità e qualità della spesa. Milano e altre città già oggi confermano che quella è una strada. Faccio una previsione: nel 2025 non ci sarà alcun disimpegno automatico, ma sarà interessante valutare la qualità della spesa e dei progetti.

*Presidente

commissione Pnrr e fondi UEdel Comune di Milano

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