
Un raggiro orchestrato nei minimi dettagli. Hotel a cinque stelle e ristoranti notissimi per dare sostanza alle bugie e ammaliare gli interlocutori, peraltro già distratti da quei bigliettini da visita distribuiti con nonchalance e da quel nome altisonante che mette subito a suo agio chi deve imbastire un affare con uno sconosciuto. Del resto, Roberto Meocci è maestro di sceneggiature complicate (anche se l’ultima sembra in parte scopiazzata da un episodio di Gomorra 4): parla per lui il curriculum criminale, che conta una ventina di precedenti penali per truffa, furto, appropriazione indebita, estorsione, falso e sostituzione di persona, calunnia, millantato credito e frode nell’esercizio del commercio. Stavolta nel mirino del seriale, arrestato dalla Finanza di Firenze con l’accusa di essere il capo di un’associazione a delinquere che avrebbe fregato almeno quattro persone, è finita la titolare di una ditta specializzata nella vendita di prodotti per cani e cavalli (dall’abbigliamento agli accessori fino allo shampoo), che in totale ha versato quasi 80mila euro su un conto intestato alla complice di Meocci (per lei è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Arezzo). Il primo incontro tra i due, si ricostruisce nell’ordinanza firmata dal gip Antonella Zatini, si svolge il 17 settembre 2020 all’hotel Bulgari di via Gabba, in pieno Quadrilatero: "Piacere, sono Riccardo Menarini", esordisce lui, spacciandosi per titolare della nota casa farmaceutica (i rappresentanti dei veri Menarini lo hanno querelato appena venuti a conoscenza della vicenda). Poi va subito al punto e si dice interessato allo sviluppo di "progetti sulla cosmesi".
Al tavolo ci sono anche altri commensali, tra sparring partner di Meocci e future vittime di imbrogli orditi in parallelo. Il rapporto con l’imprenditrice si fa sempre più stretto: all’inizio del 2021, il finto Menarini fa sapere alla donna che un amico scozzese, fantomatico proprietario di 147 farmacie tra Gran Bretagna, Dubai e Grecia, ha "gradito" i campioni di creme a tal punto da voler avviare un’importazione oltre Manica. Iniziano le prime richieste di soldi, sottoforma di bonifici per aprire una linea di credito da 900mila euro nel Regno Unito. A quel punto, l’imprenditrice decide di costituire una start-up, anche perché la questione si è fatta via via più interessante: il 5 febbraio, infatti, è entrato in scena (solo al telefono) anche sir George Stephan Jim Radcliffe, che pretende l’esclusiva in patria per quei prodotti e vuole "creare una linea di altissimo profilo dedicata alla famiglia reale", di cui sarebbe il "fornitore ufficiale". Tutto falso, of course. Tuttavia, l’inganno va avanti, tra personaggi di fantasia attesi invano al Principe di Savoia e contanti che continuano a uscire dalle tasche della truffata. E non solo. Sì, perché a un certo punto pure il fratellastro cade nella rete, convinto a investire 10mila euro nelle quote societarie di una società petrolifera: la cena per stabilire i dettagli è in programma il 22 febbraio 2021 al ristorante "Giannino" di via Pisani. Esattamente un mese dopo, i due scoprono la vera identità di Menarini: è Meocci, truffatore incallito. Nicola Palma