di Giulia Bonezzi
Il condotto d’aerazione che percorre il soffitto dei corridoi nasconde un sistema a pressione negativa che sarebbe comune nei reparti di Malattie infettive degli ospedali specializzati come il Sacco, nelle stanze ad alto isolamento, non certo nelle degenze per subacuti come questa sezione Grossoni del Pio Albergo Trivulzio, e altri sei su nove reparti totali di cure intermedie della Baggina per un totale di circa 250 posti letto per pazienti cardio e pneumologici, con patologie metaboliche, oncologici, con Alzheimer, in riabilitazione neuromotoria. In questo progetto il Pat ha investito oltre 400 mila euro: è partito tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, spiega l’architetta Simona Pittaluga, e proseguirà fino a pressurizzare l’intera area di cure intermedie, quella parte del Trivulzio che non è Rsa ma dove i ricoverati – anziani ma anche quarantenni o cinquantenni – hanno patologie che rendono un’infezione banale per gli altri forse ancor più rischiosa. "Abbiamo ragionato sui sistemi migliori per limitare la trasmissione di patologie infettive tra pazienti che vanno protetti al massimo", spiega la cardiologa Barbara Caimi, direttrice del dipartimento sociosanitario del Pat. Un’idea partita con il Covid, ma che funziona "per tutte le patologie trasmissibili per via aerea, come l’influenza o lo pneumococco - aggiunge la pneumologa Giovanna Esposti – e che si aggiunge ad altre misure, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e le vaccinazioni che vengono promosse anche con corsi di formazione al personale e di sensibilizzazione ai parenti dei pazienti".
Il sistema a pressione negativa è stato introdotto nelle stanze di degenza (a due letti per mantenere il distanziamento), attraverso l’impianto che già filtrava l’aria in ingresso, al quale è stato aggiunto un meccanismo di estrazione che rilascia all’esterno l’aria “sporca”, non prima d’averla di nuovo filtrata: "Abbiamo utilizzato il protocollo più tutelante tra quelli possibili", chiarisce Pittaluga. In questo modo, l’aria nelle stanze viene cambiata interamente sei volte all’ora; moltissimo, considerando che in una sala operatoria, che dev’essere completamente sterile, il ricambio è di 12 volte all’ora. Così si abbatte la possibilità che un ricoverato contagi il vicino di letto; e dato che l’aria purificata circola solo nella stanza, i germi vengono tenuti lontani dai corridoi anche se le porte rimangono aperte.
Funziona: "Abbiamo osservato una riduzione delle infezioni trasmissibili per via aerea del 70%, dell’80% tra gli oncologici - spiega la dottoressa Esposti -. È tantissimo in una comunità; i pochi casi, probabilmente inevitabili perché riguardano pazienti altamente immunocompromessi, non contagiano il compagno di stanza". Vale per l’influenza, il raffreddore, lo pneumococco e ovviamente anche il coronavirus, per il quale in tutti i reparti i pazienti vengono tamponati una volta alla settimana. "In questo momento - spiegava Caimi una settimana fa - non abbiamo positivi".