MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Il secolo di Arnaldo Pomodoro: "Ha saputo alzare lo sguardo per farci vedere oltre la materia"

Don Lolli: "Ha risposto al dolore con creatività". Le parole di Mattarella: "Lascia un segno indelebile"

Don Lolli: "Ha risposto al dolore con creatività". Le parole di Mattarella: "Lascia un segno indelebile"

Don Lolli: "Ha risposto al dolore con creatività". Le parole di Mattarella: "Lascia un segno indelebile"

Il legno nudo, essenziale, è coperto solo da un mazzo di calle candide. Silenzio davanti alla bara che varca la soglia di San Fedele, in pieno centro, accompagnata dalle voci del coro “Amici del Loggione del Teatro alla Scala“. Nella chiesa gremita, Milano dà l’addio al grande scultore e orafo Arnaldo Pomodoro morto domenica 22, "lasciandoci in silenzio, in una notte segnata dalla follia della guerra. A poche ore dal suo compleanno (alla vigilia dei suoi 99 anni, ndr), rinasceva in cielo" dice don Alberto Lolli, rettore dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia e direttore del parco Horti dove il maestro aveva lavorato. "Un secolo è passato dalla sua nascita e nulla sembra essere cambiato", prosegue don Lolli, mettendo in relazione le guerre di allora e di oggi. "Questo dolore gravava sul cuore generoso e riservato di Arnaldo. Poi c’era il suo dolore personale, primo fra tutti quello di dover crescere troppo in fretta, quell’infanzia strappata lasciandogli la responsabilità di fare da padre alla sua famiglia". Ma lui era andato oltre, "alzando lo sguardo. In un secolo in cui nulla è cambiato è stato capace di alzare lo sguardo, i suoi occhi bellissimi occhi chiari, pieni di curiosità, come quelli di un bambino che in fondo non l’ha mai lasciato. Ha guardato dove noi non osiamo, ha alzato il velo del bronzo, del legno, del cemento, dell’argento, dell’oro, ha alzato la materia e ci ha mostrato un oltre inimmaginabile che ha voluto condividere con tutti. Dentro un secolo di male non si è lasciato abbattere e ha risposto con una spinta di creatività, perché tutti potessero accorgersi che c’è un oltre, come la carne scoperta delle sue sculture", tre delle quali sono esposte a pochi passi: in piazza Meda, nelle Gallerie d’Italia e al Museo del Novecento.

Pomodoro "ha fatto ciò che Dio fa: sollevare il velo. E ha riempito tutto il mondo con la sua arte e di immenso senso della vita". Lasciando un segno incancellabile, come sottolinea il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio letto alla fine delle esequie: "La scomparsa di Arnaldo Pomodoro, artista poliedrico e geniale, lascia un grande vuoto nel mondo dell’arte. Le sue imponenti opere esposte nei musei di tutto il mondo hanno lasciato un segno indelebile nella storia contemporanea dell’arte. Ai suoi familiari e ai suoi allievi esprimo il cordoglio della Repubblica". E Milano "lo ricorderà – parole dell’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –, lo faremo nei luoghi che la famiglia vorrà e che la città metterà a disposizione. Ho parlato con i familiari, dando da subito la disponibilità. C’è la legge dei dieci anni ma il maestro non verrà dimenticato dalla città".

"Bisogna che ci ricordiamo che gli artisti, come tutti gli uomini che hanno visione di futuro – la riflessione della giurista Livia Pomodoro, sua cugina – vivono attraverso le loro opere. Mi mancheranno le chiacchierate, il potersi confrontare sul futuro di un’umanità sofferente. Milano abbia memoria, c’è il rischio di perderla. Forse bisogna trovare qualcosa che possa far sentire a tutti il bisogno di stare insieme, per diventare una comunità armoniosa, unita e solidale". Presenti il direttore Cultura del Comune Domenico Piraina e il direttore del Museo del Novecento Gianfranco Maraniello; il gallerista Giò Marconi, Matteo Lunelli presidente di Altagamma, la critica d’arte Angela Vettese e Massimo Vitta Zelman ex proprietario di Skira.