Riccardo
Riccardi
art. 47 della Costituzione “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. Quando i nostri padri costituenti scrissero la Carta si era usciti da una guerra persa e da un periodo, lontano anni luce. C’era più miseria che risparmio. L’Italia era distrutta materialmente e moralmente ma, grazie alla intraprendenza di tanti del popolo, divenne una delle prime potenze manifatturiere europee. Passata tanta acqua sotto i ponti, il mondo è cambiato. L’Italia non è in recessione a differenza della Germania, per anni locomotiva continentale. Il risparmio dello Stivale è doppio dello enorme debito pubblico. Palla al piede che ci mette in una condizione di inferiorità rispetto ai partners europei. Inspecie di taluni che ritengono il paese la zavorra della UE. Non è così. La percezione che hanno è dovuta alla politica del passato. Tanti sono i provvedimenti da prendere per dare maggiore libertà alle imprese. Se vogliamo uscire dalla grave crisi, è dal risparmio che dobbiamo ripartire. Tutelandolo dalla inflazione e fare in modo che i nostri soldi si indirizzino verso produzioni nazionali e non sostenere soltanto il business estero. Antonio Patuelli ha proposto l’abbassamento delle tasse sugli investimenti a lungo termine. Il ministro Giorgetti invita a canalizzare il risparmio nel Paese. Come? Educhiamo le case che gestiscono la nostra ricchezza. Occorre competenza non soltanto ragionieristica ma classica. Che vuol dire? Il Governo, senza entrare nello infernale girone dirigistico, prenda provvedimenti quadro che, nel rispetto della concorrenza, non regolino ma indirizzino verso le linee guida che Patuelli e Giorgetti hanno indicato. Combattere povertà ed inflazione e tutelare gli ignari “ignoranti” risparmiatori che si affidano a incompetenti sollecitati da chi vuole deviare l’acqua.