MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Il ricordo di Sergio Ramelli. Mille neofascisti in piazza. E scattano i saluti romani

Corteo da piazzale Gorini a via Amadeo. Presente anche Giancarlo Rognoni. Ai giardini dedicati al giovane ucciso, duello La Russa-Sala sulla fascia tricolore.

Il ricordo di Sergio Ramelli. Mille neofascisti in piazza. E scattano i saluti romani

Il ricordo di Sergio Ramelli. Mille neofascisti in piazza. E scattano i saluti romani

e Nicola Palma

Mille in corteo da piazzale Gorini a via Amadeo, dopo essersi “inquadrati” in via Ponzio alle 21 in linee da cinque persone dietro lo striscione “Onore ai camerati caduti”. Con i tricolore in mano nelle prime file. Poi la chiamata del presente in via Paladini e la risposta a braccia tese per ricordare Sergio Ramelli, il diciottenne militante del Fronte della Gioventù aggredito a colpi di chiave inglese da esponenti di Avanguardia Operaia il 13 marzo 1975 e morto dopo 47 giorni di agonia il 29 aprile. Anche quest’anno è andato in scena il saluto romano di massa davanti al murale per Ramelli, al termine del corteo organizzato ieri sera dai movimenti di estrema destra Lealtà-Azione, CasaPound e Rete dei patrioti. Tra i partecipanti anche Giancarlo Rognoni, l’ex membro del circolo “La Fenice” vicino a Ordine Nuovo processato per la strage di Fontana insieme a Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi e assolto in via definitiva "per non aver commesso il fatto".

La cerimonia istituzionale, invece, si è svolta ai giardini dedicati a Ramelli in via Pinturicchio. Niente saluti romani. Solo la deposizione di corone di fiori e un minuto di raccoglimento davanti alla lapide che ricorda quanto accaduto al giovane del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Presente lo stato maggiore milanese di Fratelli d’Italia: il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro del Turismo Daniela Santanchè, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, il parlamentare Riccardo De Corato, l’eurodeputato Carlo Fidanza. Come ogni anno nel corso del suo doppio mandato in Comune, ai giardini di via Pinturiccio c’era anche il sindaco Giuseppe Sala, a cui, prima che arrivasse nell’area verde, La Russa ha inviato questo messaggio tramite i cronisti presenti: "Non so se il sindaco verrà con la fascia tricolore o senza. Prima della fine del mandato in Comune, mi auguro che indossi la fascia. Noi lo consideriamo come se venisse con la fascia, altrimenti sarebbe uno dei tanti, starebbe in fondo".

Sala, al termine della cerimonia, replica così al numero uno di Palazzo Madama: "Ci sono sindaci che usano tantissimo la fascia tricolore, io invece non la indosso quasi mai. Non la metto neanche quando vado alla commemorazione di Brasili o di Amoroso (ragazzi di sinistra caduti negli anni di Piombo, ndr). Al di là di questo, io vengo qui ogni anno in maniera convinta". Subito dopo, il sindaco aggiunge che "mi ricordo quegli anni terribili. L’omicidio di Ramelli fu molto grave. Il tempo restituisce una visione corretta alle cose. In maniera bipartisan, ora, la sua memoria viene ricordata". Presente alla commemorazione anche la segretaria regionale del Pd Silvia Roggiani.

La Russa, intanto, usa queste parole per rispondere alla domanda "cosa significa questa commemorazione?": "Per chi come me c’era in quel 1975 è sempre una giornata che crea forti emozioni. Era da 47 giorni che Sergio era tra la vita e la morte, speravamo si salvasse. Invece il 29 aprile 1975 arrivò la notizia che Sergio non ce l’aveva fatta ed era morto. L’avevo visto tre giorni prima dell’aggressione, al cinema, tra il primo e il secondo tempo di un film era venuto a salutarmi. Non sono mai andato a trovarlo in ospedale, perché non volevo vederlo in quelle condizioni. Per anni, poi, siamo stati vicini alla mamma di Sergio, Anita Ramelli. Per noi è stata una seconda mamma. Ha sempre predicato amore e rifuggito odio e di vendetta".

L’omicidio di Enrico Pedenovi, il consigliere provinciale del Msi assassinato da Prima Linea, invece, avvenne un anno dopo la morte di Ramelli, il 29 aprile 1976. "La sera prima – chiosa La Russa – eravamo nella Federazione del Msi proprio con Pedenovi. Non trovavamo una chiesa disposta a fare una messa per Ramelli, perché i preti avevano paura che i militanti di sinistra assaltassero la chiesa. Il giorno Enrico venne ucciso. Perché proprio lui? Perché era il più buono e inerme di tutti noi".

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