REDAZIONE MILANO

Il pm fa ricorso per i 23 assolti col braccio teso sei anni fa

Non è proprio come l’ha liquidata l’avvocato Ignazio La Russa, presidente del Senato: il suo "non mi pare che...

Non è proprio come l’ha liquidata l’avvocato Ignazio La Russa, presidente del Senato: il suo "non mi pare che...

Non è proprio come l’ha liquidata l’avvocato Ignazio La Russa, presidente del Senato: il suo "non mi pare che...

Non è proprio come l’ha liquidata l’avvocato Ignazio La Russa, presidente del Senato: il suo "non mi pare che la magistratura l’abbia considerato reato" racconta solo metà della storia delle braccia alzate, puntuali alle commemorazioni degli estremisti di destra per Sergio Ramelli. Quel che è cambiato quasi ogni anno sono gli esiti dei processi per i saluti romani puntualmente denunciati dalle forze dell’ordine. Un anno fa la Cassazione, a sezioni unite, ha messo una serie di paletti perché i giudici valutino il "concreto pericolo di riorganizzazione del partito fascista" che configura il reato previsto dalla legge Scelba.

E la Procura di Milano ha presentato ricorso in appello contro una delle prime sentenze arrivate dopo il pronunciamento della Suprema Corte, che aveva assolto "perché il fatto non sussiste" 23 militanti identificati tra "oltre 1200" che avevano risposto col braccio teso al "presente" per Ramelli il 29 aprile 2019; un numero "raddoppiato" rispetto al 2014, rileva il pm Enrico Pavone nel ricorso, e ciò conferisce "particolare rilevanza" a una condotta che manifesta "l’intento non solo di commemorare la morte del giovane, ma anche di rievocare un rituale tipico del partito fascista" e di "esternare la propria adesione ad un sistema di valori", argomenta il magistrato. La "reiterata organizzazione" di questo evento, preceduto da una "massiccia propaganda diffusa" via social, sottolinea la Procura, ha accresciuto la "condivisione di tale ideologia, concretizzando il pericolo che la norma incriminatrice contestata agli imputati intende prevenire".