In una città come Milano, dove si produce ricchezza e dove il costo della vita è alto, i salari dovrebbero essere più elevati "sia per i dipendenti privati che per quelli pubblici". Una formula "va trovata", senza "rinnegare il percorso del passato e anche le conquiste sindacali" degli anni ’60 sull’abolizione delle gabbie salariali, che adeguavano i salari a parametri come il costo della vita. A rilanciare il tema - portato sotto i riflettori dall’ordine del giorno approvato a Roma che apre all’ipotesi di stipendi differenziati per i dipendenti pubblici - è il sindaco Giuseppe Sala. L’occasione è una domanda, a margine dell’incontro “Il Patto per il lavoro di Milano nel ventennale della legge Biagi“, sulla carenza di lavoratori che sta mettendo in difficoltà Atm. Questo, spiega il sindaco, "ci riporta al tema dell’abitare a Milano che costa di più. Dove si produce più ricchezza bisogna distribuire meglio in termini salariali. Siccome lo stano facendo le aziende, perché non lo deve fare il pubblico?".
A Milano, analizza l’assessora alle Politiche del lavoro, Alessia Cappello, gli stipendi medi nel settore privato sono già più alti del 20% rispetto al resto d’Italia. A fronte, però, di un costo della vita superiore del 34% rispetto ad altre città. "Se noi impostassimo i nove euro come tetto salariale minimo a Milano già sappiamo che, dove viene applicato il contratto nazionale delle sigle più rappresentative – spiega – questo è ben oltre questa cifra. Eppure non ce la si fa in città. Quindi non è tanto un tema di minimo salariale ma di costo della vita da affrontare aumentando gli stipendi e rafforzando la contrattazione collettiva". Sul pubblico impiego la richiesta, rivolta al Governo sotto forma di emendamenti alla legge di Bilancio, è autonomia nell’utilizzo di una leva come il welfare che "ora rientra sotto il tetto massimo del fondo decentrato". "Consentire ai Comuni di sforare il tetto o togliere la voce welfare da lì – sottolinea Cappello – ci permetterebbe di offrire ai dipendenti benefit e agevolazioni tenendo i contratti nazionali come base". Temi rimessi sul tavolo durante l’incontro organizzato da Palazzo Marino e dal centro studi Oikonova con al centro il primo Patto per il lavoro promosso nel 2000 dall’allora sindaco Gabriele Albertini e il nuovo Patto firmato il 29 aprile 2022 in una città "terreno ideale" di sperimentazione. "Un modello – spiega Albertini – che supera le divergenze politiche e che mette al centro il pragmatismo". Intanto una fotografia sulla percezione dei lavoratori lombardi arriva da un sondaggio commissionato da Amazon a Ipsos: l’88% si dice soddisfatto del proprio lavoro attuale, ma per il 62% degli intervistati il mondo del lavoro è in generale peggiorato negli ultimi anni. Soprattutto sul fronte retribuzione, welfare e benefit.
Andrea Gianni