Il mondo di Monica: soldi, lavoro e politica

Gli inizi, l’ascesa, gli incarichi nei Comuni dell’hinterland: ecco chi è la Bellini, commercialista della famiglia Panzeri, arrestata per il Qatargate

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di Massimiliano Saggese

Chi è la "compagna B", la professionista dei conti, presente ovunque comanda e comandava il Pd. Monica Rossana Bellini, 56 anni, commercialista della famiglia di Antonio Panzeri - il primo pentito del Qatargate - è stata arrestata dalla Finanza su ordine della magistratura di Bruxelles con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio e ora è a San Vittore. La contabile, secondo alcune fonti media, sarebbe stato l’anello di congiunzione tra Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, il compagno di Eva Kaili, l’ex vice presidente del Parlamento Europeo, arrestata insieme ai primi due nell’ambito dell’indagine sulle mazzette arrivate dal Qatar per ripulire l’immagine del paese arabo in vista dei recenti mondiali di calcio. È certo che Monica Bellini era una professionista che aveva “affascinato” tutti, tanto da avere incarichi in partecipate Comuni, controllate. Una donna molto nota a Milano e in particolare nel Sud Milano. Lei vive e lavora ad Opera dove è titolare di uno studio commercialista, esperta di consulenza fiscale e amministrativa. Ma politicamente è cresciuta a Pieve Emanuele, quando sindaco era Francesco Argeri, anche se ha avuto incarichi in diversi Comuni negli ultimi 20 anni: Locate Triulzi, Opera, Rodano, Mediglia, Dresano, Zelo Buon Persico, Peschiera Borromeo, Cambiago, Colturano, Rozzano, Arese, Magnago e altri ancora.

Ha collaborato con varie società partecipate e oggi è componente del collegio sindacale, tra le altre, di Milano Sport e Afol Metropolitana, Area Sud, Fidas, Eni Fuel. Ma il salto politico lo ha fatto con Argeri, ex sindaco Pd di Pieve, quando nel 1994 è stata nominata assessore tecnico al Bilancio nel Comune di Pieve Emanuele, ruolo che ha ricoperto fino al 2005. Era il primo dopo-Tangentopoli pievese che aveva visto decimata la classe politica dirigente di Pieve: finirono in carcere sindaci, vicesindaci assessori di Pci, Psi e Dc. Lei faceva parte del nuovo che avanzava. A Pieve in particolare ha rivestito anche il ruolo di presidente di Ape una controllata al 100% del Comune poi "dismessa" a causa dei pesanti debiti: 277mila euro. Fu Ubaldo Bungaro, politico di lunga data e forzista della prima ora a darle il soprannome di "Compagna B" accusando lei del buco lasciato nella controllata. "Non potevamo permettere il fallimento di Ape e la conseguente consegna dei libri contabili in Tribunale - racconta Bungaro ai tempi presidente del consiglio comunale - perché avremmo provocato la chiusura delle farmacie comunali di via dei Pini e piazza Puccini, quella della piscina comunale di via delle Magnolie. I motivi della pesante perdita dell’azienda nata nel 2005 sono stati evidenziati in una relazione preparata dai Revisori sul Consuntivo 2008". Ape (Azienda Pieve Emanuele) nata nel 2005 con il sindaco Francesco Argeri aveva un cda costoso per i tempi e per un Comune di 15mila anime: il presidente percepiva 15mila euro annui ai membri del Cda 7.500 a testa e c’era anche il collegio sindacale che percepiva circa novemila euro.

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