MONICA AUTUNNO
Cronaca

"Il maledetto virus ci attacca così"

Giulio Sancini, docente di Fisiologia in Bicocca, studia le relazioni con le cellule nervose e l’inquinamento

di Monica Autunno

"Così il Covid ‘aggancia’ il cervello". Giulio Sancini, ex sindaco (e tuttora consigliere comunale) di Gessate, professore associato di Fisiologia al dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Milano Bicocca, firma importanti contributi di studio sull’interazione fra virus Covid e cellule del sistema nervoso centrale. Ma anche sul collegamento possibile fra diffusione del Sars Cov 2 e concentrazioni di particolato in atmosfera. Le pubblicazioni: “Considerations around the SARS-CoV-2 Spike Protein with particular attention to Covid 19 Brain Infection and Neurological Symptom” (con fra altri, i colleghi Stefano Pieraccini e Marco Feligioni), e “Airborne particulate matter and SARS-CoV-2 Partnership”. Altri studi sono, come si dice, “under review”.

Qual è stato il ruolo dell’ambiente accademico in questa emergenza?

"Tutti i ricercatori, per competenze, sono stati invitati a partecipare a gruppi di studio. La nostra è un’università ‘giovane’, dinamica. Obiettivo predisporre progetti da sottoporre al Ministero. La ricerca è fondamentale: di questo maledetto virus troppi meccanismi sono ancora ignoti".

Il suo contributo?

"Mi sono occupato negli anni di nanomedicina, di patologie legate all’inquinamento atmosferico. Ma gli studi cui ho recentemente preso parte hanno riguardato prioritariamente l’aspetto dell’interazione fra il ‘maledetto virus’ e le cellule cerebrali. Quello che poi apre alle complicanze neurologiche da Covid definite ‘neurocovid’".

In sintesi?

"L’analisi si è concentrata sulla superficie del virus, e sulla proteina Spike, che si lega ad ACE2, ‘la serratura’ delle nostre cellule. C’era anche nel Sars Cov1, che però non si diffuse così tanto. L’evidenza è che la proteina abbia una superficie ricca di cariche positive, che ‘agganciano’ le cellule a carica negativa del sistema nervoso centrale. Pubblicammo nell’ottobre scorso, ed erano già usciti contributi in merito".

Le interazioni del virus con le cellule terreno importante di studio.

"Fondamentale. Portai un contributo anche in una call promossa dal Ministero. Un aspetto della ricerca rilevante anche nello studio delle mutazioni. Vi sono altri approfondimenti in corso. È fondamentale ‘fissare’ e contrastare gli eventi chiave che consentono al virus di penetrare nelle nostre cellule e replicarsi".

E la correlazione fra diffusione del virus e inquinamento?

"Ho studiato per anni l’impatto del particolato sull’asse polmone-cervello. In un ambiente con una concentrazione importante di particolato scatta quello che abbiamo chiamato l’effetto ‘autostop’. Il virus trova elementi di trasporto, si aggancia alla superficie, individua una condizione di trasporto facilitato".

Una sua valutazione sulla situazione attuale.

"Si è perso molto tempo. Nella prima fase sono mancate completamente le tre T: testare, tracciare, trattare. Si può convivere con un virus. Ma quando i numeri diventano troppo alti, non lo si ferma più. Ora io dico chiudere. Almeno tre settimane. Sul modello di altri contesti, che hanno alternato brevi lockdown a periodi di ‘attesa’, riuscendo ad arginare".

Sul fronte delle terapie: vi sono certezze sui protocolli attuali?

"Partendo dal presupposto che ogni Covid è diverso dall’altro, vi sono protocolli di cura che stanno funzionando. Una certezza: il trattamento deve essere precoce, personalizzato e immediato. Il ‘wait and see’ della prima ora è stato una follia".