Omicidio di Cornaredo: il killer è l’albanese legato alla donna della lite

L’uomo, ancora in fuga, ha sparato al marocchino Abderrahimi Elkharmou dopo la discussione iniziata al bar e proseguita all’esterno

di Roberta Rampini

È un albanese residente nell’hinterland milanese l’assassino di Abderrahimi Elkharmoudi, il marocchino di 45 anni ucciso domenica sera a Cornaredo con due colpi di pistola. Identificato in poche ore dai carabinieri della compagnia di Corsico e dai colleghi della stazione di Cornaredo, grazie alle immagini delle telecamere e alle testimonianze, è attualmente ricercato. Il killer potrebbe però essere già scappato in Albania con la complicità di alcuni amici.

Legato affettivamente alla donna con cui la vittima aveva litigato, intorno alle ventitré, nel bar Agorà, non avrebbe gradito toni e modi della discussione. "Cosa ne sai tu di come si trattano le donne, nel vostro Paese non le fate nemmeno uscire di casa": sarebbe stata questa frase detta dalla donna a far arrabbiare il marocchino che era già visibilmente ubriaco.

Il botta e risposta tra la donna e il marocchino su come si trattano le donne è durato pochi minuti, davanti al bancone del bar ormai vuoto. Ad ascoltare c’erano anche un’amica della donna e due o tre uomini, tra cui anche l’albanese. Quando finalmente il marocchino è uscito dal bar, il gruppo lo ha seguito a piedi.

La lite è continuata in piazza, probabilmente il marocchino ha estratto il coltello a serramanico che tiene sempre con sé, voleva difendersi o forse intimorire il gruppo. Ma poco prima che raggiungesse la macchina, parcheggiata poco distante dalla piazza, l’albanese ha preso la pistola di piccolo calibro e ha sparato due colpi, uno al petto e uno all’addome. Una lezione per insegnare al marocchino "come si trattano le donne" e forse anche per difendere la sua donna. Poi l’albanese è scappato.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il marocchino ferito e sanguinante ha raggiunto la sua macchina, è riuscito a mettere in moto, ha schiacciato il pedale sull’acceleratore e si è allontanato. Ma non è andato lontano, è svenuto dopo poche centinaia di metri. A chiamare il 112 sono stati alcuni residenti che hanno sentito gli spari, ma quando i carabinieri sono arrivati in piazza non c’era più nessuno.

Anche il barista aveva già abbassato la saracinesca, ignaro di quello che era successo dopo la lite nel locale, "l’abbiamo saputo lunedì mattina, quando ci hanno chiesto le immagini delle telecamere".

I carabinieri hanno controllato la zona e in via Varese, in mezzo alla strada, hanno notato un’auto ferma. Era quella del marocchino, ormai già privo di conoscenza, con un coltello a serramanico in mano che portava spesso con sé e due piccoli fori al torace e all’addome. Portato all’ospedale San Carlo di Milano, l’uomo è morto poco dopo. I carabinieri con il supporto del nucleo Investigativo di Milano avviano le indagini e collegano la lite avvenuta poco prima nel bar con l’omicidio.

Le immagini delle telecamera di videosorveglianza del bar, quelle della piazza e delle vie adiacenti hanno consentito agli investigatori di identificare la donna e il gruppo di amici che era con lei. Il marocchino. che aveva precedenti legati allo spaccio della droga, viveva nella frazione di San Pietro all’Olmo, era conosciuto in piazza e al bar. Portava spesso con sé il coltellino che i carabinieri hanno trovato a bordo della sua macchina, e in diverse occasioni lo aveva mostrato per intimorire i suoi interlocutori. Probabilmente anche domenica sera pensava di zittire l’albanese, ma ha avuto la peggio.

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