Il fallimento e la risalita "Debiti per 200mila euro tagliati dalla salva-suicidi"

Negozio di abbigliamento soffocato dalla concorrenza del centro commerciale. L’ex titolare ottiene dal Tribunale l’ok al piano di rientro: casi in aumento.

Il fallimento e la risalita  "Debiti per 200mila euro  tagliati dalla salva-suicidi"

Il fallimento e la risalita "Debiti per 200mila euro tagliati dalla salva-suicidi"

di Andrea Gianni

Prima la crisi del 2008, poi l’apertura di un centro commerciale che ha portato via clienti al piccolo negozio di abbigliamento a conduzione familiare. Fattori che hanno messo in ginocchio l’impresa, sommersa da debiti che hanno portato al fallimento e alla chiusura. Il caso è approdato davanti al Tribunale civile di Milano, che ha concesso una boccata d’ossigeno all’ex imprenditrice. La donna ha ottenuto lo stralcio di quasi 200mila euro di debiti a suo carico, accedendo con il via libera del giudice a un piano di rientro sostenibile di 300 euro al mese per tre anni. Uno strumento previsto dalla legge 3 del 2012, la cosiddetta “salva suicidi“, rivolta a persone che non riescono più a pagare i debiti accumulati nel corso del tempo e si trovano in uno stato di sovraindebitamento. Una procedura che ha consentito a numerosi imprenditori di tentare una risalita.

La donna aveva rilevato il negozio di abbigliamento del padre nel 2008, creando una ditta individuale. Ma di lì a poco tutte le economie mondiali furono colpite dalla crisi, che provocò una forte contrazione dei consumi. Inoltre, nel 2014, la donna ebbe una bambina e si dovette assentare dal negozio per un periodo di tempo. L’ultima goccia, emerge dalla memoria che l’ex imprenditrice ha presentato in Tribunale per ripercorrere la vicenda, è stata l’inaugurazione, in quel periodo, di un nuovo centro commerciale a pochi metri dalla sua attività.

Una concorrenza che la donna e il suo piccolo negozio non riuscirono a sostenere. Gli affari, così, hanno subito un tracollo, al punto che gli incassi bastavano a coprire a malapena quanto dovuto ai fornitori. La donna ha iniziato ad accumulare debiti con il locatore e con l’erario, finché nel 2018 ha deciso di dichiarare fallimento e di chiudere l’attività. Ma le questioni con i creditori continuavano a restare aperte, e gli interessi facevano crescere la montagna dei debiti. La donna si è rivolta quindi all’associazione Legge3.it, specializzata nei casi di sovraindebitamento, e grazie all’assistenza legale è riuscita a presentare un piano di rientro controllato che ha ottenuto il via libera del Tribunale. "Siamo molto soddisfatti – spiega Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it –. Questa è una storia che, purtroppo, sentiamo fin troppo spesso. Piccoli imprenditori onesti che finiscono per essere schiacciati dalla crisi, dai debiti e da una concorrenza per loro insostenibile. Credo che ci sarebbe bisogno di un maggior sostegno da parte dello Stato". Un vicenda simile a quella di un altro imprenditore milanese, del settore informatico, che nei giorni scorsi è riuscito a liberarsi del fardello di quasi due milioni di euro di debiti.

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