Il disagio giovanile e quelle domande rivolte agli adulti

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Fabio

Pesaresi*

Giorni fa, con la forza di un pugno nello stomaco siamo rimasti colpiti dalla notizia del suicidio di una ragazza di appena 19 anni in un bagno dello Iulm a Milano; nella lettera rinvenuta scrive che la sua vita era un fallimento. Questo fatto ha mosso le coscienze di tanti aprendo una discussione importante, che però rischia una certa parzialità di sguardo. Alcuni legano questa tragedia al dibattito già in corso sul tema del merito, visto in questo frangente come un “ricatto morale” a cui la società culturalmente si è assuefatta e che richiede standard qualitativi (troppo) elevati. Altri parlano di questa tragedia per mostrare nuove evoluzioni in atto nella società post-Covid, snocciolando analisi sociologiche. Il ministro Bernini annuncia l’impegno ad istituire presìdi per il benessere psicologico degli studenti negli atenei, per il carattere medico dell’urgenza. C’è anche chi, come il cantante Lodo Guenzi, particolarmente toccato dalla vicenda, si appella alla “resistenza”, perché “può essere che per te sia stato un attimo“. Sono spunti interessanti, di cui sarebbe costruttivo poter continuare a parlare su quotidiani e social – uno su tutti: cosa significa “resistere”? – dando linfa ad un confronto che tenga al centro i giovani e la loro educazione. Ecco, appunto, educazione. La scuola ha un ruolo fondamentale, e quando questo è limitato appena ad “erogare formazione” siamo di fronte già di partenza ad una opportunità persa. Il tema educativo non è però solo un tema da “addetti ai lavori”. Quale è il compito di un genitore? Quale è il compito del professore? Qual è il compito…di un fornaio? Vivere e lavorare con una ipotesi positiva le proprie responsabilità, contribuendo, nel proprio, a fare crescere il bene comune. Poter vedere persone che vivono così fa crescere i ragazzi, li educa alla speranza; oggi, spesso, ancora prima di potersi imbattere nella vita reale, vengono “spenti” dal cinismo e dal rancore che vivono tanti adulti. Per questo, in ultimo, il problema dei giovani è una domanda su di noi e sul senso della nostra vita.

*Head of College Education

di Camplus

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