
Il delitto nel bosco dello spaccio Volto tumefatto e ferite ovunque: l’ipotesi del regolamento di conti
di Roberta Rampini
Seminudo con evidenti segni di violenza al volto e alle gambe verosimilmente compatibili con un’aggressione.
Il cadavere di un uomo è stato trovato ieri mattina nei boschi di Cesate, quelli del Parco delle Groane, noto per l’attività di spaccio di droga. Il corpo, riverso a terra sul ciglio di una strada, è stato notato intorno alle sei e trenta da un passante che ha chiamato la centrale operativa del 112. Sul posto in via XVI strada, una traversa della provinciale che collega Solaro a Garbagnate e attraversa i boschi è stata inviata un’ambulanza della Croce Viola di Cesate con il supporto dell’auto medica di Garbagnate. Milanese. Ma i soccorritori non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della Compagnia di Rho e il medico legale. L’uomo non aveva con sé i documenti o altri oggetti personali e al momento non è ancora stato identificato. Sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso mentre gli inquirenti indagano per ricostruire cosa sia successo. Secondo quanto trapelato il volto era tumefatto e pieno di ferite. Così come sulle gambe.
Tra le piste investigative seguite dai carabinieri c’è quella di un omicidio, probabilmente un regolamento di conti nello spaccio della droga. Non è la prima volta. Il 29 marzo 2022 un altro uomo era stato trovato ferito da colpi di machete, privo di sensi, sempre ai margini del bosco. Qualche anno prima due marocchini di 26 e 45 anni si erano presentati al vicino pronto soccorso dell’ospedale garbagnatese con ferite d’arma da fuoco di piccolo calibro alle gambe.
Anche in questo caso il duplice ferimento era maturato nell’ambito dello spaccio di droga, un regolamento di conti tra bande criminali rivali per spartirsi il territorio delle Groane.
Il vasto polmone verde, tra la provincia di Milano e quella di Monza e Brianza, è una delle 38 aree boschive lombarde, individuate da una ricerca dell’osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università degli Studi di Milano e Polis Lombardia, in mano agli spacciatori, nonostante blitz e arresti da parte delle forze dell’ordine. Il parco di circa 3.000 ettari si estende in 11 Comuni e da oltre un decennio è considerato il "bosco della droga" con vere piazze di spaccio fatto di vedette addette alla vigilanza, "galoppini", trappole per rendere difficile l’accesso e vie di fuga, in caso di blitz da parte delle forze dell’ordine.
Nascosti dalla vegetazione, i pusher nordafricani, ma non solo, vendono droga a centinaia di acquirenti che arrivano da ogni parte della Lombardia.
In auto ma anche in treno. Giorno e notte. Baracche di legno nascoste tra la vegetazione come base per presidiare il territorio. Machete e armi per difendersi.
Ma anche lo spaccio "take away", per esempio a Solaro, in piccole piazzole a ridosso del parco: i clienti arrivano in macchina, accostano vicino alla staccionata che delimita il bosco, aspettano lo spacciatore, acquistano e poi si allontanano. L’uomo rinvenuto ieri mattina potrebbe essere l’ultima vittima in ordine di tempo di un’organizzazione di pusher che non perdona che non rispetta regole e territorio.