PAOLO GALLIANI
Cronaca

Milano, il maestro Iginio Massari apre in banca (con dolcezza) / FOTO

Da mercoledì la nuova boutique del re bresciano dei pasticceria nella sede di Intesa in piazza Diaz. Aspettando il "Pan de la Madunina"

Iginio Massari

Milano, 11 marzo 2018 - Meglio non fidarsi della sua chioma color sale. Perché la porta un uomo che non ama andare in pensione e nemmeno rinunciare alla sostenibile leggerezza di rimettersi in gioco, come fanno gli adolescenti in cerca di una loro identità. Diamine, Iginio Massari ce l’ha, eccome! Ma – come dire – le sfide sono sfide. E Milano lo è, perché da mercoledì anche i milanesi potranno riconoscere il suo sorriso, dolce e rassicurante come i mignon che primeggiano tra le vetrine della sua mitica Pasticceria Veneto di Brescia. E lo vedranno in un posto improbabile e per questo intrigante: una pasticceria boutique all’interno di una prestigiosa sede di Intesa Sanpaolo appena ridisegnata in via Marconi angolo Piazza Diaz.

PRONTO Iginio Massari (sopra) e la boutique che inaugura mercoledì
PRONTO Iginio Massari (sopra) e la boutique che inaugura mercoledì

E comunque è tutto pronto. Ancora una manciata di ore e diventerà realtà il nuovo progetto di fruibilità degli spazi delle filiali deciso dall’importante gruppo bancario per promuovere l’idea della condivisione e non solo tra i clienti dell’istituto. E l’interessato? Forte del sostegno dei figli Debora e Nicola, ha idee chiare anche sul dono dell’ubiquità («Starò un po’ a Brescia e un po’ a Milano») aggiungendo al pragmatismo lombardo anche gli aforismi che fotografano l’uomo prima ancora del personaggio.

PRONTO Iginio Massari (sopra) e la boutique che inaugura mercoledì
PRONTO Iginio Massari (sopra) e la boutique che inaugura mercoledì
Tipo: «Odio la stupidità di chi parla di cibo sano: il cibo è solo buono o non buono». Oppure, parlando dell’amata Brescia: «È come quando sei innamorato di una donna: non stai a chiederti perché, ti piace tutto». Milano? «Lo ripeto: è una sfida. E infatti è quella che ho scelto tra le tante che in questi anni mi sono state proposte». Strana contaminazione? Perché mai? In un mondo dove lo sharing è un valore e l’inclusione una risorsa, è empatica l’idea che in un istituto bancario si possa prendere del tempo, sorseggiare un buon tè con pasticcini o informarsi sull’appeal speciale dell’arte bianca. Il messaggio è subliminale ma evidente: la vera e sola eresia è continuare a credere che una banca debba e possa essere solo uno sportello.