di Marianna Vazzana
Conto alla rovescia, "sta per partire il razzo che mi porterà a trascorrere le vacanze di Natale sulla luna". Dal cielo "mi pare di vedere la mia Milano con la Madonnina". Finalmente il suolo lunare, "vedo delle rocce con incavate dentro delle grotte", poi "degli strani esseri luminosi che si muovono lentamente" e "una chiesa di cristallo". Era il 1969 e così un bambino di Milano immaginava le vacanze di Natale nell’anno magico della missione spaziale che portò i primi uomini sulla luna. Sono passati 53 anni e sulla carta restano intatti i sogni, la fantasia, l’entusiasmo di quel piccolo di 9 anni. Brillano ancora nel suo quaderno ingiallito di quarta elementare. È uno dei 2.500 tesori, 1.500 italiani e un migliaio da 35 Paesi di tutto il mondo, raccolti dall’associazione “Quaderni aperti“ che ha creato l’Archivio dei quaderni di scuola per non far disperdere un patrimonio: pagine che racchiudono il mondo visto dagli occhi dei bimbi, che scrivono senza filtri oppure “guidati” dai maestri nei dettati. E in ogni caso emerge uno spaccato della società. Scorrono i decenni, emergono le differenze nella scelta dei vocaboli, nelle calligrafie, negli stili. Dalla grafia “inclinata“ dei primi anni del ’900 si passa a quella “dritta“ in epoca fascista. Anni in cui erano anche bandite le parole straniere e la Patria si celebrava pure sulle copertine.
"Abbiamo iniziato l’attività – spiega Thomas Pololi, quarantenne esperto di comunicazione, fondatore dell’associazione affiancato dalla moglie Anna Teresa Ronchi – nel 2008 ed è diventata un lavoro: organizziamo mostre e laboratori nelle scuole ma non solo". È appena stato pubblicato il primo libro : “Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla luna“, il cui titolo riprende proprio il tema del 1969. "Il ricavato delle vendite – sottolinea Pololi – contribuirà ad aprire la prossima primavera il primo museo dei quaderni di scuola, in via Broletto 18", pieno centro. Sarà il primo museo al mondo dedicato alle testimonianze dei bambini e delle bambine del passato. "Io ho sempre avuto la passione per la scrittura infantile. Nel 2003 ho ritrovato i miei quaderni delle elementari e ho cominciato a raccogliere quelli di parenti e amici", racconta il fondatore. Poi, grazie ai canali social (la pagina Facebook è Archivio dei quaderni di scuola), al passaparola e alle continue ricerche, il materiale si è moltiplicato.
"Tutto viene digitalizzato", aggiunge. Ma i quaderni “veri“ coinvolgono più sensi, non solo la vista ma anche il tatto e l’olfatto, perché si sente il profumo della carta vintage (la più antica è della fine del ’700, la più “nuova“ di 20 anni fa). La parte più bella è leggere. E facendolo ci si rende conto che a dispetto delle differenze di linguaggio e del contesto, le sensazioni espresse da bambini e adolescenti sono le stesse nel corso dei decenni. Per esempio Vincenzo, che tra il 1956 e il 1957 frequenta il ginnasio, descrive il suo stato d’animo da “impreparato“ che teme l’interrogazione: "La professoressa apre il registro ed io cesso di respirare per un attimo: nel silenzio della classe risuona un nome che non è il mio. Dio sia lodato!". Passano le generazioni ma la sensazione non cambia. "Per l’universalità e l’a-temporalità di questa fase della vita", sottolinea Pololi. I più piccoli descrivono anche la loro città. Emma, nel 1996, a 9 anni parla di Milano: "Io penso che con qualche aggiustatina la mia città sarebbe davvero perfetta". Da sistemare, "i parchi giochi". E poi "ci sono problemi come l’inquinamento, per non parlare delle siringhe dei drogati". Ma trionfa l’ottimismo e la speranza: in pagina disegna un sole e volti sorridenti affacciati alle finestre.
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