ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

I pro e i contro piangono in coro "Così ha vinto l’ipotesi peggiore"

L’associazione favorevole all’abbattimento: valutiamo azioni legali contro il Comune. I titolari delle attività nel quartiere: "Ora i supporter convincano le squadre a restare".

I pro e i contro piangono in coro  "Così ha vinto l’ipotesi peggiore"
I pro e i contro piangono in coro "Così ha vinto l’ipotesi peggiore"

di Annamaria Lazzari

Il "vincolo culturale semplice" per San Siro, di cui ha parlato la nota di Palazzo Marino due giorni fa – manca ancora la comunicazione ufficiale da parte della Soprintendenza – impone che lo stadio rimanga lì dov’è. Ma lo scenario che si sta tratteggiando, con una fuga delle squadre fuori Milano per costruire nuovi impianti, finisce per scontentare un po’ tutte le anime dell’annosa querelle pro e contro il vecchio Meazza. Che indipendentemente dal fatto d’esser schierate per il progetto di realizzare un nuovo stadio, abbattendo il precedente, o per la conservazione dell’esistente, probabilmente non auspicavano uno scenario in cui è il calcio stesso ad abbandonare il quartiere di San Siro.

"Quattro anni di costosi dibattiti pubblici, studi e analisi sono finiti nel nulla. Stiamo valutando un’azione legale contro Palazzo Marino per danni erariali", annuncia Nicola Pelosi, presidente del Comitato SanSiro che si era schierato a favore del nuovo stadio rossonerazzurro da costruire nel parcheggio limitrofo, abbattendo lo storico impianto. Uno scenario ormai defunto, perché le due squadre milanesi, stufe dell’immobilismo della macchina pubblica, hanno rivelato di puntare su altri terreni: il club interista è diretto - fresca notizia - su un’area privata di Rozzano mentre i cugini del Milan hanno manifestato interesse per l’area San Francesco a San Donato Milanese.

"È prevalsa l’ipotesi peggiore. Non solo così l’idea di riqualificare il nostro quartiere va a farsi benedire ma c’è il rischio che il Meazza diventi obsoleto e privo di sicurezza: non basta qualche concerto per trovare i soldi per la manutenzione", spiega Pelosi. Secondo Bruno Palmieri, titolare, col socio Vittorio Di Luca, del ristorante La Barchetta di via Tesio dove si incontrano anche le curve, l’ipotesi migliore sarebbe stata "il progetto di riqualificazione del vecchio stadio. Ma s’intende con i calciatori dentro - argomentano i due - Sono i tifosi, assieme a dipendenti della struttura e ai giornalisti, a riempire i coperti. Il rischio ora è di avere una cattedrale nel deserto".

Laurent Louis, "diavolo " milanista dalla Francia, afferma che "anche per il Paris Saint-Germain tiene banco la questione stadio. Ma il Parco dei Principi ha una piccola capienza. San Siro è invece bello, monumentale. Perché rinunciarvi?" Daniel Sanchez, spagnolo, glielo spiega con la parabola dell’Atletico Madrid di cui è tifosissimo: "Anche noi siamo passati dal vecchio Vicente Calderon al nuovo Civitas Metropolitano. I nostalgici si sono opposti ma alla fine per fortuna ha prevalso lo spirito di adattamento: solo uno stadio moderno può garantire un posto ai vertici dell’élite europea".

Andrea Ferrara, titolare del chiosco di San Siro, punto di ritrovo per le tifoserie, non è convinto e annuncia battaglia: "Abbandonare la Scala del Calcio? Giammai. Che siano i tifosi a fare la moral suasion alla proprietà che non è riuscita ai politici: se le due squadre se ne vanno da San Siro, addio alla prossima campagna abbonamenti".