SIMONA BALLATORE
Cronaca

I funerali al Politecnico. L’addio al prorettore in un’aula: "È la lezione di Federico Bucci papà, nonno, custode del bello"

Parenti, prof e studenti in lacrime al Trifoglio, nel campus di Architettura. Il tributo dell’Inter. Renzo Piano: "Manca il suo sorriso, è l’artigiano della fusione tra la mia fondazione e l’ateneo".

I funerali al Politecnico. L’addio al prorettore in un’aula: "È la lezione di Federico Bucci papà, nonno, custode del bello"

I funerali al Politecnico. L’addio al prorettore in un’aula: "È la lezione di Federico Bucci papà, nonno, custode del bello"

L’ultimo saluto al prorettore Federico Bucci è al “Trifoglio“, nel campus di Architettura del Politecnico, in aula. "È un po’ come fosse una sua lezione, ma con la famiglia, gli amici, i colleghi a rappresentare i ruoli che ha ricoperto nella vita: figlio, papà, studente, professore, amico. E da un anno anche nonno", ricorda il figlio, Lorenzo Bucci, pensando anche al nipotino: "Lo facevi girare a pancia in giù per la casa, gli facevi ascoltare musica: quante cose gli avresti insegnato. È immenso il vuoto che lasci, immensa la vita che hai vissuto". Viene ripercorsa intrecciando foto e ricordi, pubblici e intimi, di chi non si dà pace da quel 2 settembre quando un Suv ha investito il professor Bucci mentre faceva jogging a Garda e attraversava la strada sulle strisce pedonali. Non si è più risvegliato: è spirato dopo due settimane, aveva 64 anni.

Gli dedica una canzone la rettrice Donatella Sciuto, “I’ll see you in my dreams“: "Bruce Springsteen, una passione che condividevamo" confida. Si è vestita di nerazzurro per lui, per ricordare l’altra sua grande passione, quella per l’Inter. E sul feretro c’è una maglietta con la firma di tutti i giocatori. "Federico era la persona che mi riforniva di citazioni, aveva una grande cultura – ricorda la rettrice –. Era un punching ball per me: discutevamo e trovavamo sempre una soluzione. È stato un grande amico". Alla cerimonia del Trifoglio ha partecipato commosso anche l’architetto Renzo Piano: "Mi mancherà molto per i sorrisi aperti, larghi, empatici, la complicità scanzonata ma profonda. È stato l’artigiano della fusione che ha portato al Politecnico la fondazione che porta il mio nome. La sua mente per me era come una pallina di un immaginario flipper, che si muoveva rapidissima tra passato, presente e futuro". "Una cosa mi consola – aggiunge Piano –. C’è un’età della vita in cui capisci che sei la somma di tutti i film che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, i luoghi e gli amici che hai incontrato, le persone che hai amato. E se questo è vero, ed è vero, Federico è qui con noi, a casa sua, lo abbiamo dentro". "Ciao Fre, in questo luogo ci siamo conosciuti e qui ti saluto per sempre - il saluto della moglie Emanuela Bergomi, che con lui ha condiviso 40 anni di vita -. Ho sempre pensato che saremmo invecchiati insieme. Eri il mio eroe, esagerato, vanitoso, bizzarro, impulsivo, generoso e impegnativo". L’ex rettore Ferruccio Resta lo ricorda tra le lacrime: "Quando dovevo parlare a nome del Politecnico davanti al Presidente della Repubblica e alle altre autorità, lui guardava e analizzava quello che avrei detto. Correggeva i miei difetti, mi completava. Tra architetti e ingegneri siamo una comunità molto diversa al nostro interno ma estremamente politecnica. Se chiedessi in questa sala chi non ha litigato una volta con Federico saremmo in pochissimi. Ma lui ci ha insegnato il valore della comunità, nelle sue differenze, e la ricerca del bello". Le sue lezioni erano le più affollate. A chiudere la staffetta di ricordi sono proprio gli studenti: "Appena arrivava all’università la sua voce squillava in corridoio, con le sue battute e le “sgridate“. Siamo qui a nome di tutti i compagni, anche di quelli che verranno in futuro e che impareranno a conoscerla: prof, porteremo avanti il suo lavoro".