La posta in gioco, solo per i Comuni della Città metropolitana di Milano, è di oltre mezzo milione di euro. Soldi che potrebbero rimanere solo sulla carta, senza alcun risarcimento per i danni subiti dalla “scomparsa“ di denaro versato dai cittadini per pagare tributi locali, come la tassa sui rifiuti. Il processo d’appello con al centro il crac di Aipa - colosso della riscossione che, con autorizzazione ministeriale, lavorava in convenzione con 800 enti in Italia - rischia di concludersi con una beffa per i Comuni parti civili contro ex manager e consiglieri. Il processo di primo grado, davanti al gup Guido Salvini, si era concluso a settembre 2020 con tre condanne a 3 anni e 8 mesi di reclusione, un patteggiamento, 5 assoluzioni e provvisionali di risarcimento a oltre 100 Comuni, tra cui amministrazioni dell’hinterland e dell’Altomilanese. Un totale, solo nel Milanese, di 503mila euro (spese legali escluse), divisi fra i Comuni di Corbetta, Rho, Bresso, Assago, Cambiago, Gorgonzola, Casarile, Busto Garolfo, Magnago, Locate Triulzi, Cesano Boscone, Vinzago, Lacchiarella, Mediglia, Inzago, Carugate e Cinisello Balsamo. La quota più consistente, 200mila euro, per Cinisello. Ad Assago spettano 50mila euro, 40mila a Rho e altrettanti a Bresso.
Soldi che, hanno fatto notare alcuni legali dei Comuni a margine del processo d’appello, non sono mai stati versati dagli imputati e rischiano di non arrivare mai. La Procura generale di Milano ha chiesto infatti l’assoluzione di due imputati, mentre il terzo punterebbe a un patteggiamento. E le amministrazioni parti civili? Rischiano di rimanere con un pugno di mosche, dopo anni di processi. Intanto attendono la sentenza. Dalle indagini era emerso che la concessionaria dei tributi locali aveva fatto sparire circa 10 milioni versati dai Comuni.
Andrea Gianni
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