NICOLA PALMA
Cronaca

I cittadini battono (ancora) la Q8 in via dei Missaglia: “Distributore troppo vicino ai pozzi”

Stop definitivo del Consiglio di Stato al progetto di realizzare un nuovo impianto in via dei Missaglia

Via Dei Missaglia prtesta per il distributore di carburante sopra i pozzi di acqua

Stop definitivo al progetto di realizzare un nuovo distributore di carburante in via dei Missaglia. Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del 2022, respingendo i ricorsi di Comune e Kuwait Petroleum Italia spa, meglio nota come Q8 Italia, e dando ancora una volta ragione ai residenti della zona. Si chiude così una storia che va avanti almeno dal 2012, quando lo Sportello Unico per la Mobilità Ufficio carburanti, a valle della Conferenza dei servizi con Asl, Arpa e Comando provinciale del vigili del fuoco, rilascia a Q8 l’autorizzazione "alla modifica dell’impianto distributore carburanti di via dei Missaglia 9, su area privata, mediante ristrutturazione totale" dell’impianto preesistente. I lavori partono nel 2018, "abbattendo – hanno sempre sostenuto i comitati contrari – gli alberi di un’area di circa duemila metri quadri che fungeva da polmone e barriera tra l’abitato e la trafficata via dei Missaglia".

Alcuni cittadini, residenti ai civici 13 e 15 di via dei Missaglia e in via Volvinio 41, si rivolgono al Tribunale amministrativo per bloccare il cantiere, appoggiati da Legambiente. I legali sostengono in particolare che l’intervento non va qualificato come "una mera ristrutturazione", bensì come "un nuovo impianto". Di conseguenza, a loro parere, va applicato l’articolo 94 del decreto legislativo 152 del 2006, che impone la collocazione dell’impianto ad almeno 200 metri rispetto al punto di captazione dell’acqua potabile o di derivazione delle acque. Tradotto: il distributore è troppo vicino ai tre pozzi che servono tutto il quartiere. I giudici di primo grado accolgono l’istanza di sospensiva cautelare, per poi dare ragione ai cittadini anche nel merito il 15 ottobre 2019. Per il Tar, in sintesi, la legge prevede l’allontanamento dalle risorse idriche anche in caso di spostamento di impianti preesistenti, non solo di quelli nuovi; non è sufficiente la messa in sicurezza. Detto altrimenti: la norma "non sembra tollerare deroghe derivanti dalla qualificazione meramente urbanistica dell’intervento, atteso che la ratio della previsione consiste nella necessità di assicurare, nel caso di realizzazione di nuovi impianti o di spostamento degli stessi, il rispetto della risorsa idrica". Quindi, c’è un unico parametro da rispettare: 200 metri di distanza.

Un concetto ribadito due giorni fa dal Consiglio di Stato, che ha condiviso in toto le conclusioni del Tribunale amministrativo. Dal canto suo, Kuwait Petroleum ha fatto notare "il cortocircuito interpretativo al quale condurrebbe una lettura della norma che imponesse in ogni caso l’allontanamento dell’impianto oltre la fascia di rispetto dei 200 metri", in quanto finirebbe per far dimenticare il passaggio della norma "che impone di assicurare comunque la messa in sicurezza, che invece non sarebbe necessaria ove l’impianto fosse trasferito nel rispetto di detta distanza". Un’interpretazione rispedita al mittente dal collegio presieduto da Oreste Mario Caputo. Per i giudici, la legge introduce "un principio di precauzione a difesa del diritto alla salute e della sicurezza umana", in attuazione sia di quanto disposto dall’articolo 32 della Costituzione che dal preambolo della Convenzione di Aarhus che recita: "Ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere e il dovere di tutelare e migliorare l’ambiente, individualmente o collettivamente, nell’interesse delle generazioni presenti e future". Di più: l’impianto va considerato nuovo e non preesistente, visto che la sua collocazione era stata prevista "in altra ben distinta area di sedime".

Conclusione: Q8 e Comune bocciati e condannati a pagare 7mila euro di spese di giudizio ai cittadini. Chiusa la partita, ne resta un’altra ancora in corso: l’amministrazione sta cercando di rientrare in possesso dell’area, con la formula della permuta che prevederebbe per Kuwait Petroleum un sito alternativo nella periferia nord della città.