"Ho stretto finché non è morta" Il racconto del killer di Charlotte

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"Ho iniziato a picchiarla, ero stanco di tutto. Le ho messo le mani al collo e ho chiuso gli occhi. Siamo caduti per terra, ma io non riuscivo a mollare la presa, stringevo, stringevo forte. L’ho lasciata solo quando ho capito che non si muoveva più".

È il racconto degli ultimi istanti di vita di Charlotte Yapi (nella foto) fatto dal suo assassino, Carmelo Fiore. Il compagno, reo confesso, ha ricostruito in Corte d’Assise l’aggressione alla giovane mamma di Pozzo dopo una lite, a settembre 2019.

Adesso è successo ad Alessandra Cità. Per la seconda volta in sei mesi il femminicidio irrompe nella vita di tutti i giorni dei piccoli centri della zona che forse si sentivano immuni da tanta violenza scuotendo le coscienze e seminando domande senza risposta: si poteva evitare? Per le volontarie della Rete Viola c’è solo una via d’uscita: abbattere il muro di omertà che circonda i rapporti malati, in cui il germe della sopraffazione finisce per avere la meglio.

Il Comune di Trezzo avrebbe voluto inaugurare per l’8 marzo due panchine rosse proprio per Charlotte, ma è tutto rimandato a causa dell’epidemia.

Bar.Cal.

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