In Lombardia ci sono almeno 8mila “Hikikomori”. Chi sono i ragazzi che vivono come reclusi

Sono giovani che si chiudono in casa, smettendo di frequentare scuola e amici. I risultati del primo censimento

Una ragazzina al telefono

Una ragazzina al telefono

Milano – Sono giovani che all’improvviso smettono di uscire di casa, di frequentare scuola e amici. La loro stanza diventa il loro mondo, da cui escono sempre più di rado, limitando anche i rapporti coi familiari più stretti e mantenendo i contatti con l’esterno prevalentemente attraverso internet. Sono gli “Hikikomori”, termine giapponese che in italiano si può tradurre come “ritirati sociali“. Uno studio del Cnr, pensato insieme al Gruppo Abele (onlus), per la prima volta ha provato a fornire una stima quantitativa dell’isolamento volontario nella popolazione adolescente, partendo dallo studio ESPAD®Italia, con un campione di oltre 12mila studenti tra i 15 e i 19 anni. Di fatto il 2,1% del campione attribuisce a sé stesso la definizione di “Hikikomori“: proiettando il dato a livello nazionale, si stimano 54mila studenti italiani di scuola superiore che si identificano in una situazione di ritiro sociale. Tra i 480mila ragazzi e ragazze tra 15 e 19 anni della Lombardia, parliamo di 8.160 giovani Hikikomori e 12.480 potenziali. Secondo Marco Crepaldi, psicologo e fondatore dell’associazione Hikikomori Italia, lo studio presenta molti limiti. Uno su tutti: il questionario è stato compilato da chi frequenta la scuola e dunque mancano tutti coloro che la scuola l’hanno già abbandonata. Crepaldi sottolinea, infatti, che la fascia d’età in cui inizia il problema è quella dei 15-19 anni ma la maggior parte di chi isola volontariamente è tra i 20 ed i 30 anni.

Discrepanze ci sono anche con ciò che l’associazione registra: mentre lo studio vede il fenomeno più concentrato al Sud, l’associazione riceve più richieste di aiuto dei genitori dal Nord. Dalla Lombardia ne arrivano 10-20 al mese. Tra Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona ci sono 46 genitori che stanno affrontando questa problematica, 72 tra Varese, Monza, Como e Lecco. "Non tutti i genitori chiedono aiuto alla nostra associazione – spiega Rosangela Lavezzari, coordinatrice dei genitori della associazione Hikikomori Italia genitori per la Lombardia – o ad altre e non tutti coloro che ci chiedono aiuto partecipano ai gruppi di auto mutuo aiuto". Ma se ne può uscire? "Se si interviene tempestivamente – sottolinea Crepaldi – si riesce ad avere un ritorno completo".

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