
Domenico Melillo, avvocato dell’imputato e writer (nome d’arte Frode)
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Milano - Arte di strada o imbrattamento? Giudizio da lasciare ai critici o ai tribunali? È una discussione che si trascina da anni quella tra graffitari e polizia locale, tra writer e proprietari dei muri. Con denunce che partono a raffica di qua, e Comuni che di là mettono a disposizione spazi perché la creatività degli street artist possa esprimersi senza rischi. Esiti alterni anche davanti ai giudici. C’è chi condanna e chi assolve, a seconda delle interpretazioni di legge e chissà, magari anche del gusto artistico.
Una volta cinque anni fa, intervenne pure la Cassazione (per la prima volta e forse l’unica da allora) respingendo il ricorso della Procura generale milanese contro un’assoluzione in appello per "particolare tenuità del fatto". In teoria, poteva essere la svolta. Ma così non è andata e l’altalena dei verdetti è ripresa in molti tribunali della penisola, probabilmente più costosa per lo stato, in termini economici, di quanto possano essere le eventuali pulizie dei muri interessati.
Ieri nuova sentenza di assoluzione dal reato di imbrattamento in Corte d’appello, stavolta per il 23enne autore di una “tag“ lungo il perimetro di uno stabile in via Washington e sempre per essere il fatto "non punibile per particolare tenuità". I giudici hanno così ribaltato la condanna a 200 euro di multa decisa in primo grado dal tribunale, che già aveva contestualmente assolto, sempre per particolare tenuità del fatto, il coimputato del writer, un altro ragazzo che era con lui quella sera nel luglio 2017.
Nelle motivazioni della Corte d’appello, si legge ora che la non punibilità poteva già essere applicata in primo grado anche al 23enne che ha "un solo precedente" e "non vi sono altri elementi da cui desumere che il suo comportamento possa essere ritenuto abituale". Inoltre il danno è stato esiguo, trattandosi di una "ritinteggiatura di metallo arrugginito" e per di più l’oggetto dell’imbrattamento è stato solo "la serranda e non le parti in muratura dell’immobile".
Discorso chiuso? Tutt’altro. Perché il collegio ha invece respinto la tesi difensiva dell’insussistenza del reato di imbrattamento sostenuta dall’avvocato Domenico Melillo, che non è solo difensore dell’imputato ma writer egli stesso (nome d’arte Frode), e legale anche di quel primo street artist prosciolto della Cassazione nel 2016. Melillo, fra l’altro, ha messo a punto anche un testo articolato già depositato come proposta di legge alla Camera da un deputato di Leu. "Prevede in sintesi la depenalizzazione del reato di imbrattamento salvo i casi più gravi", spiega il legale. E la competenza "dovrebbe essere comunque del giudice di pace".
mario.consani@ilgiorno.net