
Indagine sul traffico di droga tra Milano e Pavia: organizzazione criminale smantellata con collegamenti internazionali e ricavi milionari.
Un confine molto sottile: gli inquirenti definiscono così la separazione tra la provincia di Milano e quella di Pavia. Nelle campagne pavesi che si trovano più vicine alla zona metropolitana, infatti, sarebbe avvenuto lo spaccio di droga con diversi acquirenti che talvolta arrivavano dal capoluogo lombardo per comprare cocaina giunta dal Sudamerica attraverso la Calabria, ma anche hashish che arrivava direttamente da Marocco e Spagna. La zona, molto aperta, nel caso dovessero arrivare le forze dell’ordine, consente una facile fuga se il pusher si trova a piedi, mentre se si trova in auto, non è difficile imboccare una strada che porta lontano e far perdere le proprie tracce. Stando alle ipotesi della Guardia di finanza l’organizzazione che è stata sgominata aveva dei collegamenti con criminali albanesi che a loro volta erano in contatto con porti molti importanti attraverso i quali avveniva il rifornimento. Così gli stupefacenti arrivavano fino al nostro mercato. Secondo gli inquirenti la vendita di droga avrebbe generato ricavi per 11 milioni, trasferiti all’estero attraverso canali bancari sommersi gestiti da operatori cinesi incaricati di ripulire il denaro attraverso il sistema del “fei eh ‘ien“, un metodo di trasferimento di denaro con completa garanzia di anonimato. L’indagine, partita due anni fa con l’operazione “Metropoli“, ha ricostruito l’importazione e la distribuzione di una tonnellata di cocaina e una di hashish, oltre a 173 chili di eroina. Sono stati sequestrati circa 250 chili di droga e la somma di 800mila euro, intercettata durante il trasferimento all’estero.
Manuela Marziani