LAURA LANA
Cronaca

“Giù le mani dalla Casa Albergo”. A Sesto l’Unione inquilini torna in piazza per rivendicare il diritto a un tetto

"Le proposte abitative alternative, fatte solo ad alcuni, sono inaccettabili. Chi acquista l’immobile prende anche i suoi abitanti". Incontro in prefettura sul tavolo d’emergenza

"Giù le mani dalla Casa Albergo". A Sesto, l’Unione inquilini torna in piazza per rivendicare il diritto a un tetto

"Giù le mani dalla Casa Albergo". A Sesto, l’Unione inquilini torna in piazza per rivendicare il diritto a un tetto

A pochi giorni dal corteo, che ha attraversato il centro cittadino, ieri mattina i comitati per il diritto alla casa e l’Unione inquilini sono tornati in presidio per dire "no" allo sgombero della Casa Albergo. "Consideriamo la decisione dell’amministrazione di vendere questa struttura un ulteriore e inaccettabile atto di aggressione della cattiva politica contro cittadini in difficoltà – hanno spiegato Marco De Guio e l’avvocato Gianluigi Montalto –. Le proposte abitative alternative dei Comuni di Sesto e Milano, fatte solo ad alcuni, sono inaccettabili: offrire ad anziani autosufficienti una Rsa o case famiglia per un tempo determinato non costituisce una soluzione".

Famiglie con minori, persone in carrozzina, mamme sole con figli nella struttura di via Fogagnolo, che nei mesi scorsi era stata dichiarata inagibile a causa della mancanza di una certificazione antincendio e che in questi anni è stata al centro di diversi contenziosi tra municipio e gestore. "Chi acquista la Casa Albergo prende anche i suoi abitanti", si legge su un foglio affisso alla vetrata. Ieri l’Unione inquilini ha avuto un incontro in prefettura: nei giorni scorsi il sindacato aveva chiesto l’apertura di un tavolo di emergenza. In via Fogagnolo, ancora oggi, abita un centinaio di persone, secondo il censimento dei comitati.

Tra loro c’è Dorina Gasparini, infermiera professionista. "Sono arrivata durante la pandemia, perché mancavano figure come la mia. Da tre anni vivo qui, sono stata bene, ho una vita sociale. Per questo ho deciso di restare". Dorina arriva da Bolzano. Ha lavorato anche al centro Sant’Ambrogio "e tra poco alla casa di riposo La Pelucca. Ho già iniziato la trafila per il contratto. Anch’io vorrei una casa di mia proprietà e so che posso ancora farcela. Sono romena, la mia famiglia è di italiani migranti. Il nonno andò via dal Friuli per correggere la povertà e un po’ ci riuscì". La stessa scommessa di Dorina. "Per ora, però, chiediamo alle autorità una soluzione, poter cambiare un alloggio con un altro. Qui ci sono persone che hanno bisogno di protezione sociale e di un passaggio meno traumatico, come i bambini".

Un passaggio morbido è quello in cui spera anche Lilzime Kapxhiu. "Non siamo nati per vivere per strada. La casa è un diritto inalienabile. Ho 63 anni: come posso stare senza sistemazione con una figlia malata?". Alla Casa Albergo è arrivata dopo anni di lavori precari in diverse città: la vendemmia a Pavia, un corso per Amazon, la badante, ora un corso di sartoria. "Mia figlia è invalida da 8 anni. È sotto cura di medicinali, ha subìto diversi ricoveri in psichiatria. Durante il Covid ha passato un anno in comunità e questo l’ha provata parecchio. Non perdo la speranza che possa migliorare, ma serve stabilità. Se io dovessi ammalarmi, cosa accadrebbe?". Nel 2021 la residenza fittizia a Milano, ad aprile l’assegno di inclusione. "Mi avevano detto ‘Ora cambierà tutto’. Ho fatto la quarta domanda per una casa popolare. Poi mi hanno messo in mano gli indirizzi di dormitori".