
Le storie di vita vissuta urlate (a ritmo di rap) sulle note della classica. Don Burgio: "L’unico modo per battere i pregiudizi è di dar loro voce".
Kairòs è una parola che in greco antico indica il momento opportuno per agire, l’attimo propizio che, se lasciato sfuggire, non torna più. Kayròs è il nome con il quale Don Claudio Burgio ha deciso, ormai 25 anni fa, di battezzare l’associazione dove accoglie minori in difficoltà e giovani adulti che affrontano il passaggio tra il soggiorno nelle comunità residenziali e l’indipendenza. E, per loro, è proprio quello che passano in Kayròs il tempo di agire: di trovare, grazie all’ascolto e al perdono, un modo per cambiare. Anche attraverso una performance teatrale, com’è accaduto ieri sera con lo spettacolo “Spavaldi e fragili in cerca di speranza” messo in scena al Dal Verme.
Protagoniste, sul palco, le storie: narrate, urlate, condensate in ritmi rap che si fanno poesia sulle note dell’orchestra “I pomeriggi musicali”. "Credo che l’unico modo per vincere la diffidenza e il pregiudizio che, come società, nutriamo nei confronti di questi ragazzi sia dare loro voce, lasciare che raccontino il proprio vissuto. Beninteso, non per giustificarli, ma per far comprendere ciò che li ha portati a compiere la scelta sbagliata. E, soprattutto, per dimostrare che un errore non compromette per sempre, cambiare si può". Così, c’è chi legge una lettera rivolta alla mamma, chi ricorda un viaggio, compiuto in solitaria, a dieci anni, da Fès a Milano, passando per Tangeri, Malaga, Parigi, Lampedusa. Si susseguono storie di sofferenza e rinascita, come quella di Lamine, arrivato anni fa dal Senegal ancora adolescente e accolto in Kayròs dopo aver commesso “reati di sopravvivenza“. Oggi ha 25 anni, lavora come addetto alla sicurezza e, l’estate scorsa, ha dato prova di grande senso civico salvando quattro persone dall’incendio divampato nel loro appartamento di Vimodrone. In chiusura la testimonianza di Carolina, madre di Lorenzo, ucciso nel 2011, appena maggiorenne, da un coetaneo. Nonostante il dolore, Carolina ha da subito perdonato il ragazzo e, in seguito a un incontro con Don Burgio, ha deciso di donare il suo tempo e il suo amore alla comunità. È a lei che i giovani di Kayròs dedicano l’ultima canzone. Ma cosa simboleggia quest’associazione per chi ne è parte? "Un’opportunità per far fiorire la mia vita e dare qualcosa in cambio – risponde sicuro Mario –. Sono qui da due anni e, dopo un lungo lavoro su me stesso, ho iniziato, qualche mese fa, l’attività di educatore per i ragazzi più piccoli. È vero, io aiuto loro, ma sono loro che, senza saperlo, aiutano me, spronandomi a dare il buon esempio". E la serata a teatro? "È stata pazzesca, per le mille storie, la ricchezza di culture e diversità – assicura Andy –. Ognuno di noi ha messo tutto se stesso in questo spettacolo. Non è facile esibirsi su un palco così importante, ma abbiamo imparato che le vere prove di coraggio sono queste, non le bravate di strada".