MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Gianni Biondillo a Milano: "Io, tra Quarto Oggiaro e via Padova"

Lo scrittore racconta il quartiere dell’infanzia e quello in cui ha scelto di vivere con la sua famiglia

OPERA Nell’ultimo libro intitolato «Come sugli alberi le foglie» Gianni Biondillo parla della Milano degli interventisti e dei futuristi

Milano, 12 marzo 2017 - Cresciuto a Quarto Oggiaro, oggi vive in via Padova. «Un aggettivo per descrivere i due quartieri? Popolare, per entrambi. Non sono periferie, parola che odio, ma luoghi pieni di stupore». Comincia così il racconto che Gianni Biondillo – 51 anni, scrittore e architetto nato all’ombra della Madonnina – regala della «sua» Milano.

Luoghi pieni di stupore?

«Sì. Luoghi pieni di storie, di persone meravigliose, pieni di contraddizioni e di difficoltà, è vero. Ma luoghi vivi. Le persone li stanno riscoprendo, e parlo anche dei loro stessi abitanti, al di là dei pregiudizi. Riaffiora la voglia di stringere legami, il senso di comunità».

Com’è stata la sua infanzia a Quarto Oggiaro? Si dice che fosse il più bravo della sua scuola...

«Vengo dipinto così, in questo modo forse troppo esagerato. In realtà non sono mai stato un ragazzo studioso. Mi piaceva però una cosa più di altre: perdermi tra le pagine degli atlanti geografici, immaginare viaggi per il mondo. Oggi lo fa anche la mia secondogenita, di 12 anni».

Tornerebbe a vivere a Quarto Oggiaro?

«Non sarebbe certo un problema, anzi. Ma ora vivo in via Padova, ho sviluppato un sistema di vicinato, mi piace vivere il luogo, frequentare le persone e far sì che si crei un rapporto, che si abbia a che fare col panettiere o con artisti. Via Padova sta cambiando, in meglio. Mi è capitato di contattare due giovani designer iraniani. Ho detto loro “Vengo a trovarvi, dove siete?” e mi hanno risposto “A NoLo” (che sta per Nord Loreto, ndr), il mio stesso quartiere. Anche Quarto Oggiaro sta cambiando in meglio: ci sono tanti posti che val la pena di visitare e che pochi conoscono. Penso al Vivaio, alla splendida Villa Scheibler, ma non solo. Il problema spesso è solo la nomea. Mi è capitato di accompagnare 20-40 persone a Villa Scheibler, nell’ambito del progetto “Sentieri metropolitani”, che invita a ri-scoprire la città a piedi, e sono rimaste tutte affascinate».

In cosa Milano è cambiata, negli ultimi anni?

«Io trovo che abbia ritrovato l’orgoglio e la passione per se stessa. Prima era come se Milano non si amasse. Ora non solo ci sono luoghi nuovi che affascinano, penso allo skyline, ma anche i quartieri più distanti dal centro stanno riscoprendo un’identità che hanno sempre avuto».

La sua ultima fatica letteraria parla sempre di Milano...

«Sì. Ho voluto raccontare una Milano di 100 anni fa, nel romanzo “Come sugli alberi le foglie” (Guanda editore, ndr). La Milano degli interventisti e dei futuristi, e delle loro storie durante la Prima guerra mondiale».

Adesso a quale progetto sta lavorando?

«Sto collaborando con l’associazione di Bollate “L’Orablù” per il progetto “L’Agenda ritrovata”, a 25 anni dalla morte di Paolo Borsellino: una ciclostaffetta da Milano a Palermo per consegnare l’agenda rossa, che rappresenta quella mai ritrovata. Uniremo Nord e Sud nel segno della legalità. L’arrivo è previsto il 19 luglio a Palermo, giorno dell’anniversario della morte. Il progetto sarà presentato oggi a “Fa’ la cosa giusta!”».