GIULIA BONEZZI e ANNA GIORGI
Cronaca

Garavaglia e la vendita di Palazzo Beretta: ecco cosa contesta la Corte dei conti

I giudici contrabili contro il viceministro dell'Economia in quota Lega. L'accusa è doppio danno erariale

L'ex assessore Massimo Garavaglia e il palazzo

Milano, 7 giugno 2019 - Un palazzo venduto per 25 milioni di euro a Cassa depositi e prestiti, che lo rivende meno di un anno dopo a 38 milioni mentre l’ex Asl, oggi Ats di Milano, resta come inquilina a canone crescente, da un milione nei primi due anni fino a due milioni dal 2018. Questa operazione, varata a fine 2014 dalla Regione, era finita sotto la lente della Procura. L’inchiesta penale è stata archiviata, ma il trasloco della sede centrale dell’Asl, che secondo l’allora dg Walter Locatelli sarebbe avvenuto entro tre anni, è ancora ai preliminari. È arrivata prima la Corte dei Conti che, in base alle indagini della Gdf, contesta un doppio danno erariale alle casse dell’Ats: tra 2 e 13 milioni di euro per la vendita «sottoprezzo» di Palazzo Beretta, e 9,5 milioni per sei anni d’affitto, di cui 6.077.245,5 già liquidati a Cdp e all’attuale proprietario Beni Stabili Spa. Tra le quattro persone cui è stato notificato un invito a dedurre c’è l’ex assessore regionale (ora viceministro) all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia. I pm contabili gli addebitano «la regìa dell’operazione, nonostante la posizione di conflitto d’interesse» perché ai tempi era nel cda di Cassa.

Nell'operazione, la Corte contesta l’«omissione dell’evidenza pubblica», «la grave e inescusabile trascuratezza nella stima» dell’edificio al 19 di corso Italia, in centro a Milano, dato che per venderlo ci si basò sul valore stabilito dall’Agenzia del Territorio nel 2012 (20,245 milioni) ma per quantificare l’affitto su quello del 2014 (27 milioni, e il danno è calcolato nella forchetta tra questa cifra e la plusvalenza realizzata da Cdp).

Inoltre, l’«evidente diseconomicità del costo di locazione» era «evitabile con una oculata programmazione del trasferimento» dell’Ats. Infrastrutture Lombarde aveva individuato tre opzioni: un nuovo edificio all’ex ospedale psichiatrico Pini, un padiglione del Niguarda o un immobile in piazza Frattini. Tutte si sono rivelate non praticabili, e così l’ipotesi successiva dell’ex ospedale Bassi, conteso tra Regione e Comune. Nel 2016 si ripiegò su due edifici di proprietà – via Conca del Naviglio 45 e corso Italia 52 –: i lavori per adattarli, aggiudicati per 8,2 e 5 milioni Iva inclusa, sono iniziati quest’anno, il trasloco dovrebbe esser completato a metà 2020. I pm ipotizzano un «dolo contabile» a carico, oltre che di Garavaglia, di Guido Bonomelli, allora vicedirettore e oggi dg di Ilspa, che «ha svolto un ruolo di coordinamento nella vendita»; dell’ex dg Locatelli – oggi commissario della Sanità ligure –, per aver «adottato gli atti fondamentali» «nonostante la piena consapevolezza del difetto di qualsiasi prevedibile certezza logistica sulla nuova sede»; di Walter Bergamaschi, oggi dg dell’Ats ma allora direttore generale della Salute, poi Welfare, per aver «autorizzato l’alienazione», anche se «ad avviso dell’ufficio inquirente» l’assessore all’Economia Garavaglia, «pur privo della competenza, appartenente all’assessore alla Salute», aveva «assunto un ruolo propulsivo, pressando per la conclusione della vendita entro fine anno». Al Pirellone, i 5 Stelle chiedono all’attuale assessore al Bilancio di riferire in commissione sulla vicenda che, per il Pd, «prova l’inaffidabilità di Regione nella gestione del patrimonio dei lombardi».