“Gli istituti penali minorili devono essere ripensati radicalmente perché siano luoghi in cui un ragazzo possa seguire un percorso rieducativo e avere opportunità. Le rivolte sono manifestazioni di un disagio profondo”. Parola di Carla Garlatti, garante per l’infanzia e l’adolescenza, sulla proposta avanzata dai Radicali di chiudere le carceri minorili.
“La carenza di educatori è una piaga, perché l’educatore è fondamentale – ribatte Garlatti –. Io credo che il minorenne non debba mai essere assimilato all’adulto sotto nessun punto di vista, quindi neanche sotto quello della detenzione. Tuttavia anche il minorenne deve essere sanzionato se commette qualche illecito”. Ilaria Cucchi (Avs) attacca: “Il Beccaria è un inferno. Le rivolte sono sempre l’ultimo atto. Prima ci sono le condizioni della struttura. Gli abusi di psicofarmaci. Le violenze documentate dalle indagini, aperte per abusi e torture contro i detenuti”
Milano, 3 settembre 2024 – "Il Beccaria non è un’isola in mezzo al mare, ma fa parte di un arcipelago: presenta le criticità di tutti gli altri Istituti penali per i minorenni, specchio di un sistema che andrebbe riformato”. È l’analisi del Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Milano, il magistrato Francesco Maisto, dopo gli ultimi disordini che hanno interessato il carcere minorile Beccaria di Milano. Evidenzia una “mancanza di sinergia” fra la realtà della dimensione carceraria e la “legislazione messa in atto negli ultimi anni”.
Come si concretizza questo scollamento?
“È evidente che quando per legge si opera un maggior numero di arresti bisognerebbe avere un numero adeguato di strutture, invece si è messo il carro davanti ai buoi e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Vorrei precisare, però, che al Beccaria si sono verificati alcuni eventi critici ma è sbagliato dire che c’è il caos, è un’esagerazione parlare di rivolte”.
C’è un problema che riguarda anche la preparazione del personale che lavora nelle carceri?
“Il problema è cronico, ma si è accentuato negli ultimi anni anche per la maggior presenza di minori stranieri non accompagnati, che non conoscono le regole. Per questo servirebbe un approccio diverso, sarebbe utile, ad esempio, anche la presenza di un imam, di figure in grado di comunicare con loro. Al Beccaria non c’è una situazione di sovraffollamento e il numero di operativi è adeguato. Il problema è che a causa delle proteste vengono danneggiate aree del carcere e i minorenni vengono trasferiti in spazi inagibili che vengono però dichiarati agibili. Poi c’è il problema delle comunità”.
Come incide?
“Le comunità per minori chiudono, c’è una cronica carenza di posti. E così minori che avrebbero i requisiti per andare in comunità restano invece in carcere. Da parte dei nuovi vertici del Beccaria e della polizia penitenziaria c’è un impegno concreto per migliorare le condizioni, il problema è che ci sono alcune resistenze a questo nuovo volto che si vuole dare all’istituto. Non tutti digeriscono l’innovazione”.
Da alcune segnalazioni arrivate al Garante è scaturita l’inchiesta che ha portato alla luce le violenze contro i detenuti. Avete ricevuto altri esposti?
“Al Beccaria è stata messa in atto una forte azione di vigilanza e c’è una concreta spinta verso il cambiamento, ci sono stati segnalati però altri fatti che sarebbero avvenuti nel carcere di Opera (episodi al centro di un fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura di Milano, ndr)”.
Quali soluzioni concrete e reali si potrebbero attuare per migliorare le condizioni nelle carceri?
“È una domanda a cui è difficile trovare risposte. Sono stati fatti progressi, prese misure e innovazioni che potrebbero far vedere i loro effetti positivi nei prossimi dieci anni. Il problema è che per gli Istituti penali per i minorenni sono necessarie soluzioni concrete, nell’immediato. Serve però la volontà politica per attuarle e per arrivare a un cambiamento”.
La strage familiare di Paderno Dugnano, dove un 17enne ha ucciso il fratellino e i genitori, è un nuovo segnale d’allarme. Quale riflessione può emergere di fronte a questa tragedia enorme?
“Non conosco nei dettagli la vicenda e non posso esprimermi nel merito. Quello che posso dire è che bisogna prestare la massima attenzione, cogliere segni di disagio, interpretare quei segni prodromici di azioni violente”.
È aumentata, secondo la sua esperienza, la violenza tra i giovani?
“La violenza è sicuramente aumentata fra la popolazione degli adolescenti. E una delle cause è anche la diffusione di modelli negativi, sia nel linguaggio sia nelle azioni. Bisognerebbe, per questo, lavorare sui modelli, fare in modo che si possano trasmettere messaggi positivi tra i giovani, fare di più per la prevenzione”.