LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Furti di rame, più controlli sui rottamai

La Polfer: "Solo così si può stroncare il riciclaggio"

Rame rubato

Milano, 6 gennaio 2017 - «Basta un furto di pochi metri di rame. Parte l’allarme e la circolazione dei treni si blocca». Nell’ultimo anno, se si sono accese meno sirene in Lombardia lungo i 1.660 chilometri di ferrovia, lo si deve «a una nuova strategia di contrasto dei furti» condivisa con l’Osservatorio nazionale sui furti di rame istituito nel 2012. La Polfer - spiega Francesco Costanzo, primo dirigente del compartimento di Polizia ferroviaria della Lombardia - ha concentrato i controlli. Le linee ferroviarie continuano a essere battute dagli agenti, ma nel mirino delle squadre specializzate sono finiti in particolare «i centri di raccolta dei rifiuti ferrosi». I rottamai. «Negli ultimi anni - spiega il dirigente lombardo - le bande hanno cercato di sottrarre in particolare il rame “non alimentato”. I ladri rubano cavi che non comportano rischi: ad esempio in estate sono state prese le scaldiglie che nei mesi invernali servono per scaldare i binari». Il rame rubato passa dai rottamai per essere “ripulito”. Ed è qui che la polizia ha concentrato la propria attività investigativa: 217 controlli, 496 persone identificate, 21 denunce e tre arresti solo nei primi nove mesi del 2016 hanno permesso di recuperare oltre 12 tonnellate di rame contro le poco più di due del 2015. Stroncare il riciclaggio e il business della vendita al mercato nero ha portato a un primo risultato: le tonnellate di rame rubate nell’ultimo anno in Lombardia sono diminuite del 57%. E i furti sono scesi da una settantina a poco più di cinquanta.  Una delle operazioni principali, a giugno, ha portato all’arresto di tre bulgari. Rubavano lungo la Milano-Venezia con la complicità di una ditta che posava rame e sono stati sorpresi in flagranza di reato. «Per versare rame in un centro di rifiuti - spiega Costanzo - occorre una licenza rilasciata dall’Amministrazione provinciale. Inoltre il rame, in quanto rifiuto ferroso, deve essere registrato in entrata e in uscita. Solo alcune aziende hanno una licenza per trasformare il rifiuto in una risorsa secondaria: in assenza di questa autorizzazione, si ricicla. Un secondo parametro da controllare riguarda le quantità: se si entra nei centri con poco rame e si esce con quantità superiori, si procede all’accertamento per verificare eventuali trattamenti illeciti».