La Lombardia progetta di ”importare” gli infermieri che le mancano, mobilitando "le nostre rappresentanze diplomatiche all’estero", ha riferito ieri in Consiglio regionale l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, per stipulare "convenzioni con Paesi dell’area mediterranea e dell’America latina" e "formare professionisti sanitari anche sul piano delle competenze linguistiche" per "farli venire qui e inserirli soprattutto nelle nostre strutture soprattutto pubbliche e, se c’è spazio, anche private". Alcuni privati già si sono mossi in autonomia (il Gruppo San Donato sta formando 300 infermieri in Tunisia), ma ora a farlo sarà il servizio sanitario pubblico, ha svelato Bertolaso rispondendo a un’interrogazione del consigliere Massimo Vizzardi (di AzIv) che chiedeva di offrire corsi di formazione agli infermieri stranieri autorizzati temporaneamente a lavorare in Italia.
La Regione, ha spiegato l’assessore, nel 2023 ha riconosciuto il titolo e l’iscrizione all’albo all’estero a 1.028 infermieri con le regole varate in emergenza pandemica e ancora vigenti, finché non sarà definita in Conferenza Stato-Regioni una disciplina per l’esercizio temporaneo in deroga come previsto dal dl “Bollette“. Quando arriverà la nuova procedura, "il riconoscimento potrà fare riferimento anche alle competenze linguistiche", ma intanto la Regione si sta attivando "verso Paesi dove la barriera linguistica è più facilmente superabile", ha spiegato Bertolaso portando a titolo d’esempio l’Argentina: si punta a reclutare "qualche migliaio" di stranieri per far fronte alla carenza d’italiani nelle professioni sanitarie "che non risultano più così suggestive, per ragioni non solo economiche".
Le ragioni economiche, secondo il sindacato Anaao–Assomed, potrebbero intanto spingere "circa 1.400 medici e 160 dirigenti sanitari" a fuggire dal servizio sanitario lombardo col taglio delle pensioni messo in bozza di manovra dal Governo che "sottofinanzia il Servizio sanitario nazionale con un misero fondo pari al 6,1% del Pil". Al Pirellone, una mozione del Pd che chiedeva di premere perché dal 2024 il Fondo sanitario nazionale non scenda sotto il 7,5% del Pil è stata bocciata, con annesso scontro sui governi precedenti: i consiglieri della Lega hanno mostrato cartelli coi tagli (esclusi quelli degli esecutivi sostenuti dal Carroccio), Bertolaso ha assicurato che alla sanità lombarda, rispetto a quest’anno, nel 2024 arriveranno "874 milioni di euro in più".
Bocciata anche una mozione di Lisa Noja (Iv) che chiedeva di anticipare a fine 2024 l’implementazione del Cup unico per tutte le visite e gli esami in regime di servizio sanitario nazionale: Bertolaso, che ha avviato l’operazione di cui si parla da 15 anni, ha ricordato che "a fine anno, se non ci saranno intoppi, avremo l’aggiudicazione" della gara per la nuova piattaforma sulla quale, nel 2024, dovrebbero salire otto Asst. Ma al netto dei privati, "che si dovranno adattare se vorranno far parte del servizio sanitario lombardo", il Cup non potrà comunque imbarcare tutti gli ospedali pubblici prima di fine 2026: "Ci sono appalti per la gestione delle prenotazioni nelle Asst" che devono arrivare a scadenza, e "non possiamo interromperli, andremmo incontro a penali di cui gli organi di controllo dovrebbero chiederci conto".