Italiani in fuga dalle periferie: ma a Milano c’è chi inverte la tendenza

Lo studio di Politecnico e Comune: un alunno su tre cambia quartiere. Sperimentare in contesti difficili aiuta

C'è qualcuno che sceglie la periferia, secondo uno studio milanese

C'è qualcuno che sceglie la periferia, secondo uno studio milanese

Milano - Fuga verso le scuole del centro. Fuga verso le scuole private. Mentre in periferia si rischiano classi-ghetto. Il fenomeno della segregazione scolastica nell’età dell’obbligo, ribattezzato anche “white flight“, c’è ancora. A monitorarlo è il Politecnico, insieme al Comune di Milano. Un bambino italiano su tre cambia scuola, uno su quattro guarda alle private. Ma qualcosa sta cambiando, ci sono scuole di frontiera che hanno invertito la tendenza e che diventano casi di studio. Il monitoraggio del Politecnico arriva al 2019, appena prima della pandemia; si stanno raccogliendo ora gli ultimi dati per analizzare l’effetto Covid.

«Il fenomeno è ancora lì – conferma il professore Costanzo Ranci, che con Carolina Pacchi cura lo studio –. Ma dentro questo quadro di grande stabilità c’è un elemento nuovo. Ci sono alcuni territori e alcune scuole a Milano, sia alle elementari che alle medie, che hanno un effetto di de-segregazione. Si sta registrando un mix maggiore rispetto agli anni precedenti". La popolazione straniera a Milano, nelle scuole, è arrivata al 28% (molti di questi alunni sono nati in Italia). Se nel 2015/16 gli italiani alla scuola di bacino erano il 43,9%, il 33,3% risultava iscritto in altre scuole e il 22,8% alle paritarie, nel 2018/2019 hanno scelto la scuola del quartiere il 42,1% delle famiglie.

Tra gli stranieri, nel 2015 il 60% era iscritto alla scuola di bacino, nel 2018/2019 il 56% (il 39% si è spostato verso altre scuole statali e il 4,8% nelle private). Analizzando gli ordini e i gradi scolastici, nelle scuole dell’infanzia statali è presente il 40% di alunni di origine straniera, nelle primarie il 29%, alle medie il 26%. "Dentro questo quadro, che deve tenere conto anche della crescita della popolazione straniera nel suo complesso, permane la tendenza degli italiani a fuggire dalle scuole più connotate in senso etnico. Ma ci sono alcune realtà pubbliche, anche in contesti marginali, che invertono il trend, c’è un maggiore mix. Ci stiamo chiedendo il perché".

Tra le ipotesi, c’è "l’aspetto demografico, legato all’insediamento della popolazione straniera", ma anche "il forte investimento nella qualità dell’offerta". "Anche nei contesti difficili sono state avviate sperimentazioni, si pensi all’apertura di scuole che utilizzano il metodo montessoriano o Pizzigoni. Non più d’élite", ricorda il docente del Politecnico. Ci sono stati investimenti anche nell’edilizia scolastica, che possono influire. "Dobbiamo mettere bene a fuoco i meccanismi per capire se si può fare qualcosa invece che restare a guardare", sottolinea Ranci.

Che ieri, insieme al Comune di Milano, ha presentato in un convegno al Polo Civico Manzoni anche i risultati di una indagine condotta lo scorso anno tra 1.300 genitori chiamati a iscrivere i propri figli alla scuola primaria. "Abbiamo chiesto loro i criteri con cui hanno scelto la scuola – spiegano dal Politecnico –. Il criterio fondamentale è il passaparola, conta di più. In generale molti gruppi di famiglie che scelgono la scuola locale e territoriale lo fanno perché non esercitano una scelta. Ma c’è anche chi lo fa con consapevolezza proprio perché cerca l’inserimento nel quartiere, il contato con le altre realtà del territorio". Altro tema: tra reputazione e metodo scolastico incide di più la prima.

E, in generale, chi ha un titolo medio alto prende in considerazione più scuole. "Guardano più se la scuola sia nuova, gli spazi, gli insegnanti, se è in un contesto tranquillo rispetto alla presenza di sperimentazioni – continua Ranci –, questo ci dice che è più difficile cambiare reputazione a una scuola nel lungo termine e che inserire un metodo nuovo non basta nell’immediato, ma anche che bisogna lavorare più intensamente nella comunicazione di informazioni per una scelta più consapevole. Per mostrare quello che effettivamente si fa".

Per cambiare narrazione, appunto. E a questo sta lavorando anche la Rete delle scuole di Periferie, guidata dalla preside Milena Piscozzo, che ha portato anche il metodo Montessori alle medie Riccardo Massa ed è tra le realtà che sono riuscite a invertire la tendenza. A fine settembre Milano ospiterà anche il convegno nazionale delle scuole di periferia. Per fare scuola.

 

 

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