Milano, Fridays for Future per un mondo senza guerra

Oltre 5mila giovani sono tornati a sfilare nelle vie del centro. Tra gli slogan e i cartelli: "Saltiamo le lezioni per darvene una..."

La manifestazione Fridays for Future

La manifestazione Fridays for Future

Milano -  In 5 mila, secondo gli organizzatori, da largo Cairoli per la giustizia climatica e ambientale e contro la guerra. I giovani di Fridays for Future sono tornati a sfilare per le vie del centro in occasione del primo sciopero globale dell’anno. In testa al serpentone una grande bandiera della pace accompagnata, pochi passi più indietro, da uno striscione con su scritto: "Persone non profitto" e da un cartello: "Non chiamatelo maltempo".

Le radici della protesta sono molteplici: "Il Comune di Milano sull’acqua pubblica, nonostante la giusta e condivisa intenzione di promuoverla, ha completamente fallito decidendo di brendizzarla. Questo è inaccettabile", ha accusato Loris Scivoletto attivista del movimento. Pollice verso anche per il presidente del Consiglio Mario Draghi e per il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani: "Hanno millantato nelle sedi e tavoli internazionali le loro intenzioni di voler portare un vero cambiamento salvo poi, con la scusa della guerra, tornare subito a parlare di carbone. È scandaloso – ha aggiunto Scivoletto -. Noi vogliamo un cambiamento del nostro sistema socioeconomico che perde acqua da tutte le parti".

Lungo il percorso, che ha portato il corteo a chiudersi in Porta Venezia, i giovani sostenitori del movimento fondato dall’attivista svedese Greta Thunberg hanno contestato multinazionali e aziende ricordando le morti sul lavoro durante l’alternanza scuola lavoro e non, scrivendo sull’asfalto nelle vicinanze della sede di Assolombarda: "I nostri morti, il vostro profitto" e afferrando uno striscione: "Non accetteremo più di dover scegliere tra lavoro e ambiente! Confindustria nemica del clima". Per l’attivista: "Alla fine si arricchiscono sempre le stesse persone – ha continuato -. La guerra la vuole l’1% della popolazione composto da multinazionali, ricchi industriali e politici e a patirne però è il restante 99%. Siamo stanchi di questa situazione. Noi dobbiamo essere indipendenti dai combustibili fossili non investire altri soldi in armi".

Sui cartelli scritti a mano si leggevano diversi slogan: "Make school not war"; "Stiamo saltando le nostre lezioni per darvene una" e "Salviamo la Terra è l’unico pianeta con la pizza". La protesta è continuata sotto forma di assemblea con discorsi e performance.

 

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