
Lo scambio di foto di nudità delle tre minorenni è sfociato in una denuncia penale
Milano, 11 novembre 2019 - Incastrato dai social e da una serie di foto hard su whatsapp viene condannato a un anno e sei mesi per detenzione di materiale pedopornografico: la colpa di un 19enne è avere guardato e non cancellato subito le foto di tre minorenni in atteggiamenti espliciti, anche se erano state loro stesse a inviargliele. La storia giudiziaria di questa condanna, confermata in appello, è la dimostrazione di come i social in mano ai minorenni siano bombe pronte ad esplodere.
Il contesto: tre ragazzine 16enni compagne di liceo e alcuni pomeriggi annoiati. Le tre decidono di creare un gruppo su WhatsApp e condividere con un ragazzo, maggiorenne e fidanzatino di una di loro, i selfie che si fanno nude davanti allo specchio di casa. Una fila di foto scattate insieme e separatamente inviate quotidianamente al ragazzo di 19 anni. Lui non commenta mai gli scatti su WhatsApp, in privato contatta la fidanzata e la invita a non inviare più sue foto in posizioni inquivocabili. Ma non cancella quelle che di lei ha in memoria e nemmeno quelle che gli mandano le amiche della giovane.
Poi le tre amiche litigano, si danno della poco di buono l’una con l’altra e si incolpano a vicenda dell’idea del gioco erotico con il maggiorenne. La mamma di una delle tre ragazzine legge il cellulare e scopre i messaggi hard. Vede le foto delle ragazze nude e vede anche che nella chat c’è il nome di quel ragazzo. Lo denuncia per adescamento di minori e detenzione di materiale pedopornografico, essendo le ragazze tutte minorenni. Il 19enne prova a dimostrare che non ha mai contattato le giovani, mai chiesto loro nulla e che l’amministratrice del gruppo è una delle tre. Pur non essendoci scambio di messaggi il giudice condanna lui per la detenzione del materiale con la motivazione di non averlo cancellato subito e di averlo tenuto nella memoria del cellulare.